Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le imprese: no alla guerra dei dazi La Lega li vuole contro Trump, le categorie avvertono: rischiamo di rimanere schiacciati
L’allarme dal Veneto: paura non solo per le politiche Usa, ma anche per la possibile reazione cinese «No alla guerra, intervenga l’Ue»
Ciò che temono più di ogni altra cosa le imprese venete, esportatrici per lunga vocazione, è la reazione a catena dei dazi introdotti dal presidente americano Trump sull’acciaio: una guerra commerciale su scala globale, tra ritorsioni europee e contromosse dei grandi player internazionali (come la Cina), rispetto alla quale l’Italia e il Veneto finiscano per rimanere schiacciati in mezzo.
Anche il comparto agroalimentare si unisce al coro delle preoccupazioni, poiché il fronte delle barriere rischia i allargarsi sempre di più.
Afferma incontrovertibilmente VENEZIA la terza legge della dinamica che a ogni azione corrisponde una reazione (uguale e contraria). Applicata alla vicenda dei nuovi dazi sull’acciaio e l’alluminio annunciati dal presidente americano Donald Trump (l’azione), l’ineluttabilità della legge si esplicita così: la Cina, principale player dell’acciaio al mondo, cercherà di piazzare il suo eccesso di produzione dove le barriere protezionistiche non ci sono oppure sono più blande (la reazione). Cioè nella vecchia Europa e immediati dintorni. Questo significa che, nella guerra globale destinata a scatenarsi sui mercati, l’Italia e il Veneto rischiano di rimanere schiacciati in una morsa: i dazi premono da Ovest e i contro-dazi da Est.
La situazione è descritta perfettamente da un manager che questo mondo lo conosce molto bene: Riccardo Garrè, Ceo di Afv Gruppo Beltrame, grandi produttori di acciai in quel di Vicenza. «Dal nostro punto di vista - spiega Garrè - i timori per l’iniziativa di Trump sono legati alle conseguenze indirette. Mi spiego: la Cina da sola fa 800 milioni di tonnellate d’acciaio l’anno (l’Italia, per avere una comparazione, ne produce 24, ndr). Già nel 2016 siamo stati invasi dai semilavorati cinesi, che hanno letteralmente destabilizzato il mercato europeo. Il rischio è che questa dinamica - sottolinea il manager di Beltrame - ora si ripeta in conseguenza dei dazi americani: la Cina, da qualche parte, il suo acciaio dovrà collocarlo. O l’Europa metterà in atto delle misure efficaci di protezione, oppure rischiamo di rimanere nuovamente destabilizzati». Con un’ulteriore avvertenza: «Un braccio di ferro a livello globale - preconizza Garrè - può portare soltanto a una disfatta, nessuno vince a questo gioco».
Tutto ciò accade, per colmo della disdetta, mentre la dinamica delle nostre esportazioni sta conoscendo un’autentica primavera verso gli Stati Uniti. Territori come Vicenza hanno proprio negli Usa il secondo mercato di destinazione dopo la Germania, con una quota dell’8,8%, che vale 1,5 miliardi di euro ed è in crescita dell’11,5%, soprattutto grazie a quattro settori: oro, macchinari, articoli in pelle e, vedi il caso, prodotti della metallurgia. Più in generale, il Veneto ha nell’America il suo terzo approdo in ordine di grandezza: 8,3% dell’export regionale, pari a 4,9 miliardi, in crescita tendenziale del 4% nel 2017 sul 2016 (dati Istat elaborati dall’ufficio studi di Confartigianato Vicenza). «Parlo per il mio settore -ribadisce Riccardo Garrè -: dopo 10 anni di crisi la siderurgia italiana tornava a vedere una luce e adesso arriva questa mazzata. C’è il serio rischio che la ritrovata propensione al miglioramento finisca nuovamente raffreddata».
Un concetto messo in chiaro anche da Agostino Bonomo, presidente regionale di Confartigianato: «Il Veneto sta crescendo visibilmente nei volumi ma qui, un anno sì e uno no, arriva regolarmente qualche intoppo internazionale a frenare la crescita: le Primavere Arabe, poi l’embargo della Russia, adesso i dazi di Trump. Purtroppo quelle
Garrè Già nel 2016 i prodotti cinesi hanno destabilizzato il mercato europeo Bonomo Innescare una battaglia di dazi nostri contro dazi loro è l’ultima spiaggia La beffa La questione dazi scoppia con una sorta di primavera delle nostre esportazioni in Usa: Vicenza esporta lì l’8,8% del mercato La bilancia commerciale tra Veneto e Usa
del presidente americano non erano boutade da campagna elettorale: parlava sul serio e sta agendo di conseguenza, la preoccupazione c’è ed è destinata a salire».
Rimane da capire se la vecchia Europa può sfoderare qualche arma per difendersi. Bonomo avverte: «Innescare una battaglia di dazi europei contro dazi americani è veramente l’ultima spiaggia... Piuttosto, l’Ue dovrebbe avviare un’azione diplomatica efficace per non rimanere schiacciata in mezzo alla guerra commerciale globale che rischia di scatenarsi. Purtroppo, anche in questa vicenda si percepisce come l’Unione fatichi ad accreditarsi come un soggetto autorevole sullo scenario internazionale». Non di solo acciaio, per altro, si alimenta la preoccupazione. La Coldiretti di Verona ha calcolato che le politiche protezionistiche di Trump stiano mettendo a rischio, nella sola provincia scaligera, esportazioni nell’agroalimentare per 1,4 miliardi di euro. Questo per le ritorsioni incrociate sull’asse BruxellesWashington. In altre parole: la Commissione Europea sta studiando di alzare le barriere sull’importazione di prodotti Usa come bourbon, tabacco, frutti rossi e via elencando, perciò si profila una guerra commerciale che potrebbe travolgere anche il vino e le altre eccellenze nostrane.
Sul versante politico, la Lega del Veneto ha chiesto a gran voce dazi europei per contrastare le mosse americane. «Ricordo ai leghisti - punge il dem Stefano Fracasso che Salvini andava dicendo: “se divento premier metto i dazi come Trump”. Si mettano d’accordo: America first equivale a paroni a casa nostra: due posizioni che sbattono».