Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bpvi, scontro sui sigilli La moglie di Zonin: la villa è mia da tempo
Togliere i sigilli a case VICENZA e terreni, ma anche ad arredi e quote societarie: è quanto hanno chiesto ieri in aula, davanti al Tribunale del riesame di Vicenza, l’avvocato della moglie di Gianni Zonin, ex presidente di Banca Popolare di Vicenza, imputato per il crac dello storico istituto di credito, e i legali dell’ex consigliere Giuseppe Zigliotto, indagato a sua volta, ma anche dei suoi familiari (estranei al procedimento penale). La decisione dei giudici si conoscerà solo nei prossimi giorni. Una lunga discussione, quella di ieri, che si è protratta fino al pomeriggio tra richieste di rendere nulli i sequestri conservativi concessi dal giudice Roberto Venditti a favore di azionisti e risparmiatori ammessi come parti civili, questioni sollevate sulla mancata notifica dei sequestri alle parti e su beni intestati al fondo patrimoniale (è il caso dell’immobile di Longare di Zigliotto) non pignorabili.
Solo alcuni dei motivi avanzati nella complessa argomentazione delle difese, secondo cui non c’erano i presupposti da parte delle parti civili per chiedere e ottenere i sequestri. Così come non c’è motivo che li giustifichino: quei sigilli vanno tolti. Lorena Puccetti, avvocato di Silvana Zuffellato, moglie di Zonin (che due settimane fa aveva rinunciato al Riesame su beni mobiliari sotto sigilli) ha chiesto la revoca parziale di sequestri su beni mobiliari, in particolare arredo da giardino, che si trovano in una porzione della villa di Montebello Vicentino di sua proprietà da molto tempo. I legali Giovanni e Giulio Manfredini che assistono Zigliotto con i colleghi che difendono i familiari (compagno e figlia) hanno discusso in modo articolato (argomenti riportati anche in una memoria di oltre venti pagine) il dissequestro di case e terreni di Longare e Ravenna. A rispondere colpo su colpo, ribadendo la validità dei sequestri, gli avvocati Michele Vettore e Renato e Pietro Bertelle che hanno «congelato» i beni a tutela di centinaia di parti civili. Ma l’ultima parola spetta ai giudici.
Sul fronte risparmiatori, dopo che il sottosegretario Pier Paolo Baretta ha annunciato l’approvazione del decreto attuativo per il Fondo di ristoro alle vittime di reati finanziari previsto della legge di bilancio con una dotazione di 100 milioni di euro, si aprono nuovi scenari, non senza polemiche. «Se non vi saranno modifiche dell’ultima ora anche gli azionisti che avevano transato con le banche venete potranno accedere al fondo purché si dimostri di aver subìto un ingiusto danno», spiegano all’Unione Nazionale Consumatori . «Il regolamento del Fondo rischia di essere un’amara beffa per i soci delle ex popolari venete scrive Francesco Celotto, consigliere dell’Associazione soci banche popolari - : Dimostrare di aver acquistato avendo subito una frode è è quasi impossibile. Meglio fermare tutto e prevedere un tavolo serio con tutte le associazioni».