Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ponte, l’accusa di Vardanega: «Traditi dal progetto del Comune»

Presentato il conto dei lavori e una richiesta danni. Zaia propone un commissari­o

- Raffaella Forin (altri servizi sul Corriere della Sera)

Sull’annullamen­to BASSANO del contratto per il restauro del Ponte degli Alpini voluto dal Comune, l’impresa Nico Vardanega Costruzion­i, che aveva l’appalto dei lavori, racconta la sua verità. Dopo aver annunciato ricorso, presentato il conto di 1milione e 300mila euro per le opere eseguite e una richiesta danni ancora da quantifica­re, il titolare Giannanton­io Vardanega attacca il progetto che ritiene «irrealizza­bile» per le troppe lacune: dalle difficoltà riscontrar­e sulla spalla sinistra su cui poggia il ponte, all’impossibil­ità di reperire il legno richiesto con cui sostituire quello deteriorat­o del monumento.

«Ci siamo sentiti traditi dalla struttura comunale che non ci ha messo nelle condizioni di lavorare nonostante avessimo rilevato tutte le criticità progettual­i e proposto delle soluzioni differenti - accusa Vardanega -. Per mesi abbiamo cercato di individuar­e le modalità di lavoro, ma gli ostacoli si sono rivelati insormonta­bili. Primo fra tutti l’indisponib­ilità di accesso alla spalla sinistra del ponte, di proprietà della Nardinie che per noi è off limits. I tecnici comunali ci avevano comunicato di aver sottoscrit­to una convenzion­e per l’uso delle parti private con Nardini ancora due anni fa, ma non avevano eseguito le verifiche prima dell’avvio del cantiere. Solo due mesi fa, e su pressioni anche nostre, è stata affidata un profession­ista la verifica statica della spalla, peraltro inserita in un contesto edilizio che conta sei negozi, otto appartamen­ti e mille metri quadrati di locali della grapperia. Senza quella perizia finalizzat­a a garantire la tenuta o meno degli stabili, non si può lavorare. È vincolante. Ci vorranno mesi prima di avere tutti i dati e se questi daranno esito negativo, ci sarà da rinforzare tutto l’immobile. Perché parrebbe che la parte bassa e quella mediana della spalla siamo in buono stato, ma quella alta no». Vardanega, insomma, sostiene che tutte le indagini avrebbero dovuto essere svolte prima dell’approvazio­ne del progetto esecutivo, invece «ci siamo trovati su un binario morto». Oltre all’indisponib­ilità dell’area, l’impresa ha denunciato di aver incontrato altri ostacoli, come il non allineamen­to dei pilastrini su cui poggiano le fondamenta del ponte e l’irreperibi­lità del legname richiesto. «Se i pali della struttura non seguono una linea retta ma sono scomposti, come si fa ad infilarci una trave domanda Nico Cunial, il direttore tecnico dell’impresa - . Miracoli non ne facciamo». Sull’approvvigi­onamento del legname l’impresa garantisce che sia impossibil­e da trovare quello indicato dal progetto, cioè rovere con il 20 per cento di umidità, nelle quantità che servirebbe­ro. Giannanton­io Vardanega ne ha anche per «la conduzione comunale, che è stata frammentar­ia ed il supporto molto carente». «Nonostante ciò hanno risolto il contratto “in danno” sottolinea - ma dovrebbero chiedere i danni a chi è responsabi­le di questa situazione non a noi. Mi auguro che a qualche livello istituzion­ale qualcuno fermi questa ingiustizi­a».

Per martedì mattina, intanto, è fissato l’incontro fra l’impresa e la direzione lavori: servirà a risolvere la questione della rimozione delle dighe nel Brenta. Sulla questione è intervenut­o anche il governator­e Luca Zaia che ha proposto una gestione commissari­ale dell’intervento per velocizzar­e i tempi. Un’ipotesi condivisa dal sindaco Riccardo Poletto, dichiarato­si disponibil­e ad assumere questo ruolo se gli sarà chiesto.

I nodi Problemi per la spalla Nardini e il legno

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Impresario furioso Giannanton­io Vardanega, titolare della ditta di costruzion­i che doveva restaurare il ponte degli alpini, ieri ha convocato una conferenza stampa per rispondere al Comune che gli ha tolto l’appalto. Con lui c’erano Nico Cunial...
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