Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bpvi, i sigilli restano per Zigliotto Liberati i beni della moglie di Zonin
Rimangono i sigilli a case e terreni di proprietà dell’ex componente del cda di Banca Popolare di Vicenza Giuseppe Zigliotto e dei suoi familiari, vanno invece dissequestrati i beni della moglie dell’ex presidente BpVi Gianni Zonin, presenti in un rustico adiacente alla villa di Montebello Vicentino, area da tempo intestata alla famiglia della donna. Arredi giardino, vasi e fioriere che per l’accusa erano stati «congelati» per errore. E che ora quindi verranno restituiti alla legittima proprietaria. Così ha deciso il tribunale del Riesame dopo la lunga discussione che si è tenuta in aula a Vicenza giovedì con cui le difese di Zigliotto e parenti e quelle di Silvana Zuffellato chiedevano di rendere nulli i sequestri conservativi di beni mobili, immobili e quote societarie concessi dal giudice Roberto Venditti a favore di azionisti e risparmiatori ammessi come parti civili nel processo per il crac di Bpvi, rappresentati dagli avvocati Michele Vettore e Renato e Pietro Bertelle. Legali che sono già pronti a sequestrare anche le quote di quelle società che l’ex presidente Zonin avrebbe ceduto a moglie e figli: ulteriori beni da «congelare» per poter risarcire un domani, in caso di condanna definitiva, le migliaia di parti civili, di azionisti rimasti con un pugno di mosche in mano. Detto che finora i sigilli apposti «resistono».
Il collegio presieduto da Antonella Toniolo con un’ordinanza depositata venerdì (per le motivazioni bisognerà attendere) ha respinto i ricorsi presentati dall’ex presidente di Confindustria Vicenza Zigliotto, imputato per il tracollo della banca e assistito dagli avvocati Giovanni e Giulio Manfredini, ma anche dei suoi familiari (estranei al procedimento penale). Chiedevano, adducendo una serie di motivazioni, di togliere i sigilli ai loro beni, tra cui la villa e il terreno di Longare, l’appartamento di Ravenna, inclusi gli arredi, ma la loro istanza non è stata accolta. Diversamente dalla signora Zonin (l’ex presidente ha invece rinunciato al Riesame) che sosteneva che fosse avvenuto uno sconfinamento, che fossero stati sequestrati beni per alcune migliaia di euro che si trovavano in un’ala, dove c’è anche una piscina, da tempo di proprietà della sua famiglia. Un errore evidentemente riconosciuto visto che la sua richiesta è stata accolta.