Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

A Villa Malinverni rivivono gli anni del principe Edoardo

- A.Al.

C’era una volta un principe LUGO inglese in una villa veneta. Era l’erede al trono, il futuro Edoardo VIII, e la dimora era uno dei gioielli ideati da Andrea Palladio in persona: villa Godi Malinverni a Lugo di Vicenza. Cent’anni fa, nella guerra 1915-1918, il rampollo della casa reale britannica elesse il gioiello architetto­nico a centro di comando dei 30mila militari inglesi presenti sul fronte italiano: l’aristocrat­ico e spericolat­o Edward cambiò gli usi interni della villa veneta a suo piacere – anche trasforman­do un intero salone, coperto, nel suo campo da tennis – e da lì, oltre a comandare le truppe, partì per arditi blitz aerei contro il nemico austro-ungarico (suscitando le ire di re Giorgio, pur sempre un papà).

Nelle scorse settimane è stata inaugurata una mostra che ricorda (con foto, documenti e ricostruzi­oni) quel periodo, nelle cantine della villa: è la permanente «La Villa del Principe».

Progettata e realizzata da Palladio nel 1542, con interni affrescati da Gualtiero Padovano, Gianbattis­ta Zelotti, Battista del Moro, villa Godi Malinverni dal 1996 è inserita nell’elenco Unesco dei patrimoni dell’umanità. La dimora, i giardini e il brolo nel 1954 sono stati resi celebri da Luchino Visconti – qui girò «Senso», immortalan­do sulla pellicola la quotidiani­tà nell’Ottocento delle famiglie venete patrizie – prima che nel 1962 Remo Malinverni rilevasse l’edificio e l’area avviando un restauro durato qualche anno, per riportare tutto all’antico splendore. «In realtà non molti sanno che questa villa fu anche, nel periodo della Prima Guerra Mondiale, sede del comando inglese in Italia – spiega Christian Malinverni, il proprietar­io – rimase qui un anno nel 1918 rendendola pure sede di riceviment­i e di divertimen­ti aristocrat­ici». Da qui il principe, come ricordano lettere autografe all’allora fidanzata Freda Dudley Ward riportate nelle cantine, visitava le truppe sul fronte in Altopiano. E da qui, nella primavera del ‘18, compì arditi blitz sorvolando il fronte assieme ad altri piloti inglesi e all’asso dell’aviazione canadese George Barker.

Nelle ex cantine trovano posto pure reperti d’epoca e ricostruzi­oni delle «barracks» che, vicino alle trincee, ospitavano i soldati inglesi.

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