Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Scelse la «dolce morte» in Svizzera Anche la corte d’Appello assolve l’amico di Oriella Cazzanello
Discreta salute, gli inevitabili acciacchi della vecchiaia, e un’infelicità, un’insofferenza tale da voler chiudere per sempre con la vita.
La notizia del suicidio assistito in Svizzera di David Goodall, biologo australiano di 104 anni che nonostante non fosse un malato terminale ha voluto morire, riporta alla memoria il caso di Oriella Cazzanello, abbiente pensionata arzignanese di 85 anni, che il 30 gennaio 2014 decise di darsi la «dolce morte» in una clinica di Basilea. Anche lei, come lo scienziato, nonostante non avesse gravi problemi fisici e di salute, nonostante fosse indipendente in tutto, scelse il suicidio con un’iniezione di sua mano, in Svizzera.
Vedova e senza figli, era una donna elegante, ancora di bell’aspetto, che si teneva in forma e viaggiava, e che non aveva problemi economici. Un fulmine a ciel sereno, per i suoi parenti, la sua scelta drastica, che avevano scoperto solo a distanza di giorni (all’epoca avevano segnalato la scomparsa ai carabinieri). In seguito avevano denunciato alla procura per istigazione al suicidio l’amico della parente, il ligure Angelo Tedde: aveva accompagnato nel suo ultimo viaggio l’85enne, nella clinica «Life Circle», standole accanto fino alla fine.
L’ex portiere di notte di Chiavari - beneficiario di 500mila euro da parte della arzignanese oltre che di polizze - aveva trascorso a suo dire «due anni da incubo» prima di vedersi assolvere dal giudice di Vicenza Massimo Gerace, «perché il fatto non sussiste».
Era l’ottobre 2015. «È pacifico che non vi fu da parte di Tedde un’azione di determinazione o rafforzamento della volontà della Cazzanello di suicidarsi» aveva scritto il giudice nelle motivazioni parlando della donna come di una persona «incapace di accettare la propria condizione di attuale o prossimo decadimento fisico, che non trovando ulteriori gratificanti ragioni per continuare a vivere, con la prospettiva di dover presto dipendere dall’altrui assistenza, abbia, in piena libertà, deciso di porre fine alla propria esistenza».
Solo ora si scopre che quella assoluzione (la sentenza è ormai passata in giudicato) è stata confermata in pieno anche dalla Corte d’Appello a cui era ricorso l’avvocato dei parenti della 85enne, Claudia Longhi. I giudici di Venezia sottolineano come la Cazzanello, donna «forte e decisa di personalità (...) in mancanza del mero trasporto in auto da parte di Tedde non avrebbe rinunciato ai suoi propositi», non certo improvvisati.
«Per me il suicidio è un atto illecito soprattutto quando una persona è in buona salute – sostiene il legale Longhi – ma mi rendo conto che la sensibilità è cambiata, che il suicidio sia considerato una lecita espressione di libertà».
Tra l’altro il caso (penale) vicentino era stato anche citato e preso in esame nelle motivazioni della sentenza di assoluzione (in prima battuta) della Corte d’Assise di Milano nei confronti di Marco Cappato, leader dell’associazione Luca Coscioni, in merito al suicidio di Dj Fabo.