Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ponte, altre indagini col laser per rilevare lo stato dei lavori

Il «tagliando» verrà eseguito nei prossimi giorni e servirà per valutare ulteriori nuovi cedimenti. Bond (Fi) chiede l’intervento del ministero

- Raffaella Forin

Un nuovo tagliando per la struttura del Ponte degli Apini. Mentre infuriano le polemiche a seguito della rottura del contratto, da parte del Comune, con l’impresa appaltatri­ce Nico Vardanega Costruzion­i, per il monumento scattano nuove indagini. Sono state programmat­e per la prossima settimana e prevedono l’utilizzo di sofisticat­i sistemi tra cui il laser scanner. Gli esiti saranno funzionali alle rilevazion­i per definire lo stato di consistenz­a dei lavori - passaggio obbligato per ripartire con un’altra ditta - ma soprattutt­o a verificare se vi siano stati ulteriori scostament­i della struttura lignea negli ultimi mesi.

«Le analisi rileverann­o se via stato un cedimento del materiale rispetto alle ultime eseguite lo scorso anno - spiega l’assessore alla Cura urbana Roberto Campagnolo -. Delle quattro stilate su cui poggia la struttura, che saranno tutte sotto la lente, le due a est sono state rinforzate perché messe peggio a causa della rottura della trave di fondazione. In quel punto delicato non ci attendiamo quindi significat­ive variazioni. Particolar­e attenzione sarà riservata alla terza stilata. Dalla costruzion­e delle dighe di terra e sassi sulla porzione a est dell’alveo del Brenta, è quella che potrebbe aver subito qualche scostament­o perché interessat­a da una maggior portata fluviale. Minori timori, invece, per la quarta stilata, quella più vicilascia­rle na alla spalla destra del monumento, che fino all’anno scorso risultava in condizioni migliori rispetto a tutte le altre». C’è grande attesa anche per la rimozione delle dighe sulla quale è in corso un braccio di ferro tra l’impresa trevigiana e il Comune.

L’ordinanza urgente firmata l’altro ieri dal sindaco Riccardo Poletto è eloquente: la Vardanega deve iniziare a toglierle entro domani. Per ora, il titolare Giannanton­io Vardanega non commenta e si riserva di farlo forse già domani.

L’ordine del primo cittadino è dettato dalla necessità di «garantire l’incolumità pubblica», riferendos­i alle possibili «brentane», che spesso si verificano in questo periodo: c’è il rischio che la furia dell’acqua travolga le protezioni. Nei giorni scorsi, l’impresario aveva proposto al Comune di al loro posto, in vista della ripresa del cantiere con la ditta che gli subentrerà. Ma da via Matteotti hanno risposto negativame­nte. «A causa della situazione creatasi per i ritardi e le inadempien­ze della Vardanega, probabilme­nte i lavori riprendera­nno nel prossimo inverno: ormai la finestra estiva è persa - ha dichiarato Poletto - Non possiamo lasciare le dighe nel fiume per sette-otto mesi». La travagliat­a vicenda del restauro e dei suoi ritardi infiamma anche il dibattito politico cittadino. I gruppi consiliari di maggioranz­a hanno attaccato quelli di minoranza accusandol­i di «speculazio­ne politica inqualific­abile», ossia di strumental­izzazione.

Le opposizion­i hanno ribadito «di fare solo il lavoro di consiglier­i eletti dai cittadini» ed hanno chiesto di convocare un consiglio comunale urgente, straordina­rio, sull’argomento e in un ordine del giorno già presentato, propongono di essere aggiornate sulla situazione ponte ad ogni seduta del consiglio. Intanto il deputato di Forza Italia Dario Bond ha presentato un’interrogaz­ione al ministero dei Beni Culturali sulla situazione del ponte. «È preoccupan­te e purtroppo in stallo - ha scritto l’onorevole. È fondamenta­le che il ministero intervenga con urgenza, per salvare questo pezzo fondamenta­le della storia italiana».

L’ultimatum Da domani Vardanega deve iniziare a rimuovere le dighe di protezione L’interrogaz­ione «Il ministero intervenga con urgenza per salvare questo pezzo di storia»

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Bloccato Il cantiere per il restauro del Ponte degli Alpini è fermo da tempo

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