Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lega-Cinque Stelle governo al via, ma guerra in Veneto
Litigano, si accusano. Anche alle Comunali
«Pagliacci». L’attacco rivolto ai 5 Stelle in Consiglio dal capogruppo del Carroccio, Finco, sintetizza lo scontro in Veneto tra Lega e M5S, nelle stesse ore in cui il candidato premier Conte sta per formare il governo. A Treviso il candidato grillino alle comunali dice: liberi tutti. Berti: la Lega in Veneto è un sistema di potere.
A Roma decolla il governo Salvini-Di Maio pilotato dal professor Giuseppe Conte ma in Veneto precipitano i buoni propositi di convivenza tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle, che proprio non riescono a non suonarsele di santa ragione.
Nei giorni scorsi era stato il governatore Luca Zaia ad ammettere: «Qui non cambierà nulla, noi restiamo in maggioranza e loro all’opposizione, come hanno deciso gli elettori». E subito i pentastellati hanno voluto rafforzarlo nelle sue convinzioni, inscenando in consiglio regionale una dura protesta nei suoi confronti, innalzando cartelli con la sua foto e il logo di «Chi l’ha visto?», accusandolo di essere l’ispiratore di una «porcata» e di aver fatto approvare dall’aula una «legge Win For Life per garantire alla Lega poltrone, stipendi e potere». Accuse a cui il capogruppo del Carroccio, Nicola Finco, ha replicato sobriamente: «Siete dei pagliacci, dove governate fate disastri». E stanno per governare l’Italia insieme.
Quanto può durare questo doppio registro alla «Red e Toby nemiciamici»? Il Carroccio, va detto, ci aveva provato col segretario nathional Gianantonio Da Re, che in chiave anti-Pd (o anti-Forza Italia?) aveva prefigurato possibili accordi con il M5S ai ballottaggi del 24 giugno nei Comuni. Ma i Cinque Stelle sono inamovibili e giusto ieri il loro candidato sindaco a Treviso, Domenico Losappio, ha avvertito chiaro e tondo: «Non ci sarà alcun patto col candidato della Lega Mario Conte, siamo distanti. Al secondo turno, liberi tutti». Lo stesso accadrà negli altri municipi al voto e se si guarda alla storia recente delle elezioni a queste latitudini, è facile che i voti in libera uscita dal Movimento finiscano agli alfieri del centrosinistra più che a quelli del centrodestra (forse ci sarebbero finiti comunque, anche con indicazioni dall’alto, conoscendo la composizione movimentista, ambientalista, “di sinistra” della base).
Spiega Jacopo Berti, capogruppo del M5S in Regione che in settimana scenderà a Roma per incontrare Luigi Di Maio (di cui coordinò la campagna elettorale in Veneto): «Sono un soldato e faccio quel che mi dice il Movimento ma non mi si può chiedere di cambiare radicalmente idea rispetto a tutto ciò che abbiamo detto e fatto in questi anni in Veneto, dove la Lega non è il partito antagonista che vediamo a Roma ma il tassello fondamentale di un sistema di potere che domina la regione da vent’anni. Può creare dei problemi? Lo capisco e mi dispiace. Ma su Pedemontana, Mose, Banche Popolari, Pfas io non arretro di un centimetro».
Da Re non la prende bene: «Berti non disse che si sarebbe dimesso dal consiglio nel caso in cui fosse stato chiuso l’accordo a Roma tra la Lega e i Cinque Stelle? Benissimo, si accomodi. Aspettiamo che mantenga le sue promesse, a maggior ragione se l’apporto che dà sono le pagliacciate viste l’altro giorno. Non vogliono governare con noi? Siamo noi che qui non li vogliamo: a Roma c’è un contratto e si sono rivolti a dei tecnici. Qui non sarebbero in grado di distinguere una delibera di giunta da uno scontrino del mercato».
Intanto impazza il toto ministri. Il trevigiano (ma trentino d’adozione) Riccardo Fraccaro viene assegnato alternativamente alla Difesa, ai Rapporti col parlamento, alla Pubblica Amministrazione. Sempre nel M5S, il veronese Mattia Fantinati e il bellunese Federico D’Incà sono dati per sottosegretari, il primo probabilmente al Turismo. Lega: il veronese Lorenzo Fontana potrebbe contendere a Fraccaro la Difesa, anche se il Quirinale non vede di buon occhio l’accoppiata leghista con Salvini al Viminale. Potrebbe essere quindi dirottato all’Agricoltura, dove il trevigiano Franco Manzato potrebbe diventare sottosegretario.