Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Spacciavano droga agli studenti Condannata banda del boschetto
Attendevano nel boschetto dell’Astichello che gli studenti uscissero da scuola, per rifornirli di droga. Bloccati nel 2016 dalla polizia, martedì per i tre africani clandestini sono scattate le condanne per detenzione e spaccio di stupefacenti, anche a minorenni: un totale di oltre sei anni di reclusione e multe per quasi 20 mila euro. Uno di loro, per cercare di evitare la cattura, era anche scappato in Germania, dove si era spacciato per profugo.
Ma gli investigatori della squadra mobile di Vicenza, in collaborazione con la polizia tedesca, aveva messo fine alla sua latitanza. E non è riuscito ad evitare nemmeno la condanna. Lui è Kelvin Osarobo, nigeriano di 36 anni, al quale il collegio di giudici ha inflitto due anni e undici mesi di reclusione e 10.5000 euro di multa, due anni e tre mesi e 6 mila euro invece sono toccati a Moses Afried Okungbowa, 35enne, originario del Benin, tredici mesi e 1800 euro invece a Mercy Joseph, 33, nata in Sierra Leone e residente in città, convivente di Osarobo e all’epoca solo denunciata. L’unica dei tre a cui i giudici hanno concesso la sospensione condizionale della pena.
Il compagno, nell’aprile 2016, durante il blitz dei poliziotti della questura, aveva anche reagito agli investigatori. Il terzetto era finito a processo accusato di smerciare hashish e marijuana agli studenti fuori dalla cittadella degli studi, nel boschetto di via Cricoli. E infatti nelle loro stanze, nell’appartamento di via Deledda, gli agenti del vice questore Davide Corazzini avevano rinvenuto lo stupefacente, poi sequestrato, oltre a tremila euro in contanti nascosti sotto un tappeto. A far scattare l’indagine antidroga era stato lo strano andirivieni di ragazzi e ragazze dalla cittadella degli studi di via Baden Powell all’area boschiva che si affaccia su via Cricoli.
Ai poliziotti è bastato appostarsi per capire che si spacciava, a studenti per lo più dai sedici ai diciotto anni: un giro di affari che poteva arrivare anche a 700 euro al giorno e che permetteva agli immigrati di concedersi più di qualche sfizio.