Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Parlerò con iCub, interlocutore molto primitivo»
Cingolani dialogherà con un robot «Escludo che sostituiranno i nostri affetti»
“I n questo momento storico dovremmo unire i nostri sforzi non per ostacolare la tecnologia ma per programmare il reskill delle figure professionali già esistenti e la formazione dei lavoratori di domani». Affinché la tecnologia sia pienamente al servizio dell’uomo, l’uomo deve individuare le modalità per consentirle di esprimere tutto il suo potenziale. Un processo inarrestabile di sviluppo da un lato e rincorsa a nuovi possibili sviluppi senza inizio e senza fine, una relazione — quella tra uomo, lavoro e tecnologia — che Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, affronterà venerdì 1 giugno al teatro Sociale durante la sua «Intervista a un robot».
Un incontro particolare in cui il docente di fisica discuterà di cosa sa fare un robot e in che modo può sostituire o affiancare il lavoro umano con iCub, un robot androide costruito dallo stesso Iit.
Professore, l’automazione continua a guadagnare spazi nella produzione industriale. Il futuro è fatto ancora di convivenza o, parafrasando Marx, lo strumento di lavoro smetterà di essere solo lo strumento di lavoro?
«L’automazione e la tecnologia più in generale stanno attraversando una fase di grande sviluppo e con tutta probabilità diventeranno strumenti fondamentali per chi svolge mansioni usuranti e ripetitive come indiscutibilmente sono quelli di produzione industriale. Se in un primo momento il bilancio tra perdita e guadagno di lavoro sarà sbilanciato verso la perdita, è altrettanto vero che le nuove tecnologie daranno vita nel medio e lungo termine a nuovi tipi di lavoro che noi oggi non riusciamo a prevedere, soprattutto dedicati a progettare e supervisionare i nuovi strumenti di lavoro che resteranno tali. In questo momento storico dovremmo unire i nostri sforzi non per ostacolare la tecnologia ma per programmare il reskill delle figure professionali già esistenti e la formazione dei lavoratori di domani».
I robot trovano però sempre più impiego anche nella vita di tutti i giorni e riceviamo notizie in cui cyborg prendono il posto dell’animale domestico se non addirittura del partner. Arriveranno a sostituire anche i nostri affetti?
«Escludo che sostituiranno i nostri affetti, tuttavia questo discorso ci spinge a riflettere non tanto sulla tecnologia, quanto sui fruitori della tecnologia. Una manciata di bulloni, le fattezze del nostro animale domestico, un codice per far loro dire e fare quello che vogliamo noi, è sufficiente per appagarci quanto farebbero le interazioni con gli altri essere umani o animali?».
La letteratura e la cinematografia sono ricche di storie sul tema. Spesso le pellicole si rifanno a vecchi testi. Ciò significa che i dilemmi etici e filosofici che ci poniamo sono in realtà sempre gli stessi? E qual è il confine per una buona convivenza fra uomo e robot?
«Secondo me stiamo già convivendo con robot e tecnologie avanzate senza accorgercene: penso ai dispositivi elettronici che possiamo in- dossare quando andiamo a correre, alla domotica, all’internet of things e non credo sia necessario un altro tipo di approccio per una buona convivenza con i prossimi esempi di tecnologie che verranno».
Al Festival dell’Economia parlerà di questi temi proprio con iCub, un robot. Possiamo quindi già considerare quella macchina un «chi» anziché un «che cosa»? È possibile tale transizione?
«Assolutamente no, si tratta di un interlocutore estremamente primitivo. In questo momento abbiamo la potenza di calcolo per far sì che uno di questi robot interpreti il nostro linguaggio, ma questa intelligenza di calcolo non risiede all’interno del corpo del robot a cui ci stiamo rivolgendo, è come avere un corpo e una mente separati».
«Metropolis», «Io, Robot», «Blade Runner», «Terminator», l’uomo di latta del «Mago di Oz». L’elenco sarebbe lunghissimo. Qual è la sua opera sui robot preferita e per quale motivo?
«Mi appassiona Pacific Rim, in cui immensi robot difendono il pianeta Terra da mostri che compaiono dal fondo dell’Oceano Pacifico. I robot sono guidati da esseri umani attraverso connessioni sinaptiche ed è una modalità ragionevole perché non si attribuisce al robot una super intelligenza o capacità di prendere decisioni in autonomia, ma si evidenzia il ruolo dell’uomo nel guidare per contatto diretto la macchina. Il sistema descritto nel film è similare al sistema di controllo del nostro robot Walkman che abbiamo sviluppato in IIT e utilizzato ad Amatrice per andare nelle aree a rischio della città dopo il terremoto».
Prospettive Automazione cruciale per chi ha lavori usuranti Aggiornamento Il problema è il reskill delle figure professionali