Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Reparti più protetti e premio di risultato ai cassaintegrati
Nuove barriere fisiche, per innalzare ancora di più i livelli di sicurezza. Dopo l’infortunio alle Acciaierie Venete di metà maggio, con quattro dipendenti rimasti feriti gravemente, alla Afv Beltrame è scattato un piano di sicurezza ulteriore che va ad aggiungersi a quello generale. A dire il vero, è da qualche mese che all’acciaieria di Vicenza il tema sicurezza è sempre più un’urgenza: da quando il 22 febbraio scorso un operaio (il 35enne Andrea Ponzio) è morto a causa di un infortunio sul lavoro.
«Siamo ancora molto scossi dall’accaduto – sottolinea Roberto Del Corso, country manager Italia del gruppo Beltrame -, nonostante il lutto ci siamo rimboccati le maniche per fare azioni preventive sulla sicurezza». Si va dalle interviste ai lavoratori alle segnalazioni. Sugli investimenti materiali, a breve verranno installate delle barriere: ulteriori meccanismi di protezione dei lavoratori. Inoltre, alle persone che hanno vissuto da vicino la tragedia di febbraio è stato offerto un supporto psicologico. A questi investimenti, se ne aggiunge un altro a favore dei dipendenti. In particolare di quelli rimasti svantaggiati dalla necessità del gruppo Beltrame di attivare la cassa integrazione.
Il gruppo, investito dalla crisi del 2008, ora si è rialzato ed ha chiuso il 2017 con un ricavo netto consolidato di 1.072 milioni di euro e un Ebitda pari a 94,9 milioni di Euro, cifre che hanno permesso ai lavoratori rimasti in cassa integrazione (il 56 per cento dell’organico) di recuperare circa il 75 per cento di quanto perso, con un calcolo fatto per ciascuno, in base alle ore non lavorate e al salario. L’accordo, salutato con favore da Confindustria Vicenza, coinvolge 410 dipendenti, quasi tutti operai, dei tre stabilimenti italiani (Vicenza, San Giovanni Valdarno e San Didero) per un esborso di 280mila euro lordi.
Questo, nonostante il gruppo debba ancora ricorrere ad un 20 per cento di ore in cassa integrazione, perché la produzione soffre di un 20-25 per cento rispetto alla completa saturazione degli impianti.