Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Miteni, arriva la diffida della Provincia
Pfas, i diktat all’azienda: 10 giorni per definire i test e subito stop alle linee sospette
VICENZA Dieci giorni di tempo per Miteni per definire le prove sugli impianti: tutti, non solo quelli in cui passava il «GenX». E’ il contenuto della diffida firmata dalla Provincia di Vicenza: l’ente impone inoltre a Miteni, azienda nell’occhio del ciclone per i sospetti di nquinamento da Pfas, di bloccare tutte le linee, condotte e serbatoi che possono aver rilasciato l’acido riscontrato in falda. Entro un mese verifiche incrociate con Arpav e valutazione sulla licenza ad operare.
VICENZA Dieci giorni di tempo per Miteni per definire le prove sugli impianti: tutti, non solo quelli in cui passava il «GenX». E’ il contenuto della diffida firmata ieri dalla Provincia di Vicenza: l’ente impone inoltre a Miteni di bloccare tutte le linee, condotte e serbatoi che possono aver rilasciato l’acido riscontrato in falda. L’azienda vicentina ha replicato chiedendo una definizione di «quali» siano le strutture da sospendere. In parallelo da Miteni si critica la Regione: «Su 600 aziende venete che usano Pfas, tra cui oltre 400 concerie, ne verranno controllate solo 4».
Il pugno duro contro l’inquinamento da GenX era stato annunciato qualche giorno fa in una riunione del comitato regionale, partecipato da Regione e Arpav oltre che dagli enti locali, che si occupa della contaminazione in falda da Pfas. Dal 2014 (con autorizzazione regionale) alla Miteni si trattano anche rifiuti olandesi tra cui il GenX, analogo per certi versi al composto Pfoa (un tipo di Pfas). Su segnalazione della Regione la Provincia due settimane fa ha imposto a Miteni di sospendere l’attività nell’impianto che trattava GenX, mentre Arpav effettuava analisi in falda riscontrando, nell’area sotto la fabbrica, la molecola.
Con la diffida firmata ieri «la Provincia di Vicenza si prende la responsabilità di un provvedimento pesante ma doveroso», sottolinea la presidente provinciale Maria Cristina Franco, che ha definito il testo assieme al sindaco di Chiampo, Matteo Macilotti, consigliere con delega all’Ambiente. La prima prescrizione dell’ente è un ampliamento della sospensione degli impianti di Miteni: vanno fermate «fino a verifica di tenuta tutte le linee e condotte che possono avere rilasciato l’acido» noto come GenX. Quindi, anche tubazioni che ora potrebbero essere usate per altre produzioni. Inoltre la diffida impone a Miteni di realizzare entro dieci giorni «un cronoprogramma contenente la definizione delle specifiche attività da attuare, comprese la prova di tenuta, per la verifica delle linee produttive dello stabilimento e delle linee a servizio delle stesse, compresi i sistemi di depurazione e collettori fognari». La verifica, che Miteni dovrà condividere con l’Arpav in contraddittorio, dovrà essere eseguita entro un mese. Non meno importante, la Provincia fissa un termine di dieci giorni entro cui Miteni deve presentare una relazione ad Arpav «in cui la ditta individui le possibili cause della presenza, nelle acque sotterranee dello stabilimento di Trissino, del GenX». Se gli obiettivi non verranno raggiunti potrebbe essere revocata l’«Aia», autorizzazione integrata ambientale: l’azienda verrebbe chiusa.
Miteni, che ha chiesto alla Provincia che vengano definiti con precisione gli impianti per ora da sospendere, ieri è intervenuta criticando il Piano di Controllo sugli Pfas pubblicato nel bollettino regionale: «Sono gli interventi che Arpav dovrà fare per controllare le oltre 600 aziende che usano circa 200 tonnellate all’anno di Pfas nel Vicentino» dichiarano dall’azienda, contestando la scelta di svolgere solo «quattro controlli: su due concerie, una galvanica e una serigrafia. Il piano inoltre - concludono da Trissino - non indica alcun metodo di controllo sui precursori del Pfoa, sostanze mai prodotte da Miteni, nonostante l’organismo europeo Echa li abbia indicati come una delle principali fonti di contaminazione».