Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
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l’imperatore giapponese, l’ambasciatore degli Stati Uniti, o anche il re Nicola I del Montenegro: ed è proprio lui, partendo da Battaglia Terme, che Vittorio Emanuele III ha accompagnato a dorso di mulo sul Monte Pasubio, nel Vicentino, per rivivere le difficolta dei soldati sul fronte.
Le montagne di Vicenza, infatti, distano poco dai dolci colli padovani e a questi sono legati a doppio filo. Nonostante non siano così aspre dal punto di vista morfologico, il Grappa e l’altopiano di Asiago rivestono nell’immaginario della prima guerra mondiale uno dei momenti più drammatici e sanguinari. I resti del Forte Verena, sulla Val d’Assa, sono il ricordo più tangibile di quella che doveva essere una micidiale guerralampo, trasformatasi invece in una lenta e sfinente guerra di posizione, fatta di lunghi ed estenuanti appostamenti, di scontri senza senso. Giorno dopo giorno, per quattro infiniti anni, l’altopiano dei Sette comuni è stato teatro di scontri a fuoco che hanno modificato il paesaggio. Asiago è stata devastata nel corso della Strafexpedition. A poche decine di chilometri di distanza, invece, sul Monte Grappa, il passaggio dell’esercito è ancora visibile dalle strade e dai trafori, come il labirinto sotterraneo della Galleria Vittorio Emanuele. Scavato dopo Caporetto, è un dedalo di gallerie invisibili lunghe cinque chilometri, scavate per permettere il passaggio delle truppe.
Truppe che qui lottarono duramente per la conquista delle vette, che qui sono morte e che qui sono ricordate nell’enorme sacrario, inaugurato nel 1935, in piena epoca fascista, come simbolo dell’eroicità italica.