Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La vita quotidiana delle ville venete Storie e segreti
Le ville venete non sono solo architettura, muri e affreschi. Sono anche persone, vite, storie di famiglie, respiri e attività che quelle pareti hanno visto passare per cinque secoli. Mettersi in testa di raccontarle da questo punto di vista diciamo pure che è impossibile, per il solo fatto che sono quasi 4.000, per l’esattezza 3803, il che significa, moltiplicato per le generazioni e gli accadimenti, una tale profluvie di notizie che non basterebbe un’enciclopedia. Se, per completezza, volete aggiungere le 435 friulane, che hanno la stessa matrice culturale, economica e storica, non basterebbe una vita. Ma cominciare si può, e scegliere anche: l’ha fatto Alessandro Marzo Magno, che alla curiosità di giornalista abbina una solida preparazione di storico e soprattutto la capacità – si direbbe la voglia – di raccontare in modo accattivante.
Così, dopo un peregrinare che immaginiamo per lui divertente e istruttivo, ecco che affida alle stampe delle Edizioni Biblioteca dell’immagine e alla frenesia divulgativa del patron Giovanni Santarossa due volumetti dalla sicura fortuna: Le ville venete e Le ville friulane istriane e dalmate, ben 96 scelte con oculatezza.
Si impone la domanda legittima per ogni libro che vede la luce: ce n’era bisogno? Domanda legittima in questo caso più che mai, perché il tema è stato esplorato in lungo e in largo dai tempi del benemerito Bepi Mazzotti, il primo che soffiò via la polvere della dimenticanza da questo patrimonio unico al mondo, incosciente di esserlo fino a quei primi anni Cinquanta. Di ville venete, da Palladio in giù, si sono occupati storici dell’arte, architetti, paesaggisti, istituzioni, editori, con decine e decine di titoli che apparentemente non lasciano spazio a novità.
Alessandro Marzo Magno è riuscito a fare lo slalom tra ponderosi studi, analisi architettoniche, saggi esaustivi partendo dalla cosa più semplice: ci è andato, ha suonato il campanello e si è fatto raccontare. Le ville scendono questa volta nel suo e nel nostro quotidiano, annullate tutte le distanze libresche tanto fascinose quanto spesso algide, conservata quella scientificità storica che ce le rende vive allora e vive (non sempre purtroppo…) anche oggi.
Il criterio del curioso cercatore, dove moltissimi erano già passati, non è la fama artistica: criterio debole, perché praticamente tutte aspirano legittimamente al gotha dell’estetica, e saremmo daccapo. Marzo Magno cerca e trova le storie più curiose, i passaggi storici, gli avvenimenti e gli intrallazzi di cui gli abitanti delle ville sono stati protagonisti: decine di nomi, da Casanova al farmacista Zampironi che sconfisse le zanzare, ad Angelo Dalle Molle che costruiva auto elettriche nelle scuderia della «Barbariga»...
Vuol dire passare dalla staticità di muri e colonne al dinamismo di esistenze reali, allo scorrere della vita: dalle nascite agli ospiti, dalle «delizie» diventate velocemente luogo comune (villa di delizie, si legge nei documenti) alla più seria imprenditorialità agricola, dagli amori di un ceto nobiliare che si incrocia tra pari ma, come dire, si confronta volentieri con la servitù, fino a rasentare, cosciente, una buona dose di libertinaggio ai tempi dell’Illuminismo. Storie anche di letto, che finalmente connotano come si deve le «delizie», che non erano solo passeggiatine leggiadre, convenevoli tra dame, letture nei giardini. Fino ad arrivare, in due o tre casi, anche al delitto.
Altre due notazioni: la scelta «popolare» di un racconto non aulico non nasconde i due piani di lettura del fenomeno «ville venete». Quello complessivo, che ci mette sotto gli occhi un patrimonio che ha una valenza propria come insieme. Ma anche, e soprattutto, il piano individuale, l’interesse che ogni villa ha in sé. Con i suoi trionfi e le sue sconfitte, perché ci sono anche quelle. Infine, la scelta di non affidarsi alle «’solite»’ fotografie, ma ai disegni dell’architetto Pierfranco Fabris: per avvicinarcele ancora di più, pensiamo noi.