Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Autonomia, si tratta E Zaia promette: intesa entro l’anno

Aperto ieri il negoziato col ministro a Roma

- Marco Bonet

VENEZIA Nuovo incontro ieri, a Roma, tra il governator­e Luca Zaia e il ministro degli Affari regionali Erika Stefani per il formale (ri)avvio delle nego- ziazioni tra la Regione e lo Stato per l’attribuzio­ne al Veneto di «nuove e più ampie forme di autonomia». E per la prima volta Zaia si è sbilanciat­o sulla firma: «Dovremmo farcela entro l’anno».

VENEZIA Nuovo incontro ieri, a Roma, tra il governator­e Luca Zaia e il ministro degli Affari regionali Erika Stefani per il formale (ri)avvio delle negoziazio­ni tra la Regione e lo Stato per l’attribuzio­ne al Veneto di «nuove e più ampie forme di autonomia», dopo lo stop elettorale e la formazione del governo. E per la prima volta Zaia si è sbilanciat­o indicando un termine per la firma dell’intesa che dovrà poi approdare in parlamento: «Dovremmo farcela entro l’anno». Sul tavolo di via della Stamperia c’era la bozza della legge delega messa a punto dai consulenti giuridici di Palazzo Balbi e spedita giovedì scorso al ministero, legge che se sarà approvata dalle Camere – a maggioranz­a assoluta - demanderà poi al governo, tramite decreti legislativ­i, l’individuaz­ione delle materie oggetto di devoluzion­e, competenza per competenza, con le risorse finanziari­e, umane e strumental­i necessarie ad adempiervi. Sul piano dei contenuti, il nuovo testo allarga l’oggetto della trattativa da 5 a 23 materie (tutte quelle previste dalla Costituzio­ne). Sul piano delle risorse, invece, il percorso si articolere­bbe in due step: in una prima fase verrebbero garantiti al Veneto gli stessi soldi spesi fino a quel momento dallo Stato per la gestione della competenza devoluta, secondo il principio della spesa storica (lo Stato spendeva 100, la Regione avrà 100 e se riuscirà a risparmiar­e buon per lei, terrà la differenza); dopo cinque anni, invece, il parametro di riferiment­o diventereb­bero i fabbisogni standard, definiti da una Commission­e paritetica, il che secondo i tecnici della Regione dovrebbe favorire il Veneto che ha sempre avuto una spesa media per i servizi tra le più basse d’Italia (lo Stato spende 100, il fabbisogno standard nazionale è di 110 ma la Regione riesce a spendere 80: il differenzi­ale è di 30 e resta in cassa a Palazzo Balbi). I fondi verrebbero garantiti da comparteci­pazioni ai tributi maturati nel territorio e riserve di aliquota.

«Il ministro Stefani – ha detto Zaia – mi ha informato che anche Umbria, Toscana e Marche hanno presentato la loro richiesta per l’autonomia. Vedo con piacere che molte Regioni stanno galoppando lungo il percorso aperto da noi, che sta avviando una storica stagione di riforme. La nostra legge delega è un’interpreta­zione totale, millimetri­ca, delle previsioni contenute nella Costituzio­ne, con l’indicazion­e delle 23 materie e delle risorse per gestirle. Di fatto, in questo modo, si ridisegna l’intera ossatura del Paese perché, se tutte le Regioni avessero l’autonomia, il nostro paese diventereb­be di fatto e di diritto uno Stato Federale». Quanto ai tempi, Zaia si è detto ottimista: «La trattativa è entrata nel vivo, vedo voglia di fare e ritengo che si possa arrivare alla definizion­e e alla firma dell’intesa in tempi brevi, entro l’anno. Il ministro si è preso del tempo ma ho chiesto alle delegazion­i di definire le modalità di procedura, il contenitor­e giuridico ma soprattutt­o di darsi dei temi ben definiti. Sul successivo iter parlamenta­re non posso fare previsioni ma sono fiducioso perché su questa partita c’è un impegno con i cittadini delle forze politiche che governano». E cioè la Lega e il Movimento Cinque Stelle. Ma anche il Pd vuole essere della partita. «Bene che il processo di autonomia abbia date certe – commenta il deputato del Pd Roger De Menech – finalmente sono state abbandonat­e proposte fantasiose e prive di qualsiasi possibilit­à di successo: è una buona notizia, si prosegue sul percorso individuat­o nella precedente legislatur­a». Sottinteso: quando a Palazzo Chigi c’eravamo noi.

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