Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Caso Bonaldo, lettera d’accuse «Era protetto, tutti sapevano»
VENEZIA In Regione la vicenda del dirigente molestatore era più di un gossip: «Tutti sapevano, tutti chiudevano un occhio colpevolmente», accusa una lettera di denuncia firmata da quattro (ex?) dipendenti che fanno nomi e cognomi di chi non mosse un dito. «Anzi, sempre a difenderlo, a decantarne le lodi, a fare di tutto per promuoverlo».
Fino all’inchiesta del Pm Giorgio Gava, Antonio Bonaldo, 62 anni, di Mirano era uno dei dirigenti più apprezzati della Regione. Da fine giugno è sospeso dal servizio e dallo stipendio su richiesta della Procura di Venezia perché accusato di atti sessuali e tentata concussione nei confronti di quattro dipendenti a tempo determinato: sesso in cambio di promozioni. Ora la lettera firmata da altri quattro impiegati punta il dito su presunte coperture dei superiori: «Bonaldo, supportato dal direttore di area Mauro Trapani, continuava a dire che sarebbe stato il prossimo capo direzione. Il tandem era potentissimo, Bonaldo faceva il bello e il cattivo tempo». Trapani, direttore dell’area Sviluppo Economico, non ha alcuna difficoltà a ribattere. «Distinguiamo: dal punto di vista lavorativo, Bonaldo ha sempre avuto ottimi risultati – conferma – È il più grosso esperto in Regione nel settore Ricerca e Innovazione, una specializzazione difficile che presuppone la lettura incrociata di norme regionali, nazionali ed europee. Ed è stato il fautore tecnico del sistema di collaborazione di Regione, Università venete e imprese. Fautore del bando dei fondi Por Fesr sulle reti di impresa:
20 milioni di bando, progetti proposti per 42 milioni». Le voci sulle molestie però c’erano da anni. «Sì, arrivarono anche a me – conferma- Feci segnalazione scritta all’allora segretario generale Tiziano Baggio. Che mi comunicò di non aver ottenuto sufficienti risconti. Ne parlai anche con Bonaldo. Mi rispose: dammi i nomi che li querelo per diffamazione. Non glieli feci. Ma feci tutto quello che era nelle mie facoltà». «Il clima era molto pesante in quella direzione – conferma il segretario della Cgil Daniele Giordano – Fu l’allora capo del personale a sollecitare la consigliera di fiducia ad aprire un’indagine. E la politica sapeva. Basta guardare i dati dell’indagine sul benessere del personale dell’ottobre 2015». Il 18% degli
815 dipendenti che risposero ai questionari anonimi denunciarono molestie. «Parliamo di oltre cento persone. E la politica, invece di approfondire, ha chiuso l’indagine: dopo il 2015 non è più stata fatta», sottolinea Giordano. (mo.zi)