Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Mensole», «muri» e in mezzo il temporale Così nascono i nubifragi che devastano il Veneto
Tipici a Nordest, ma nell’era social è subito allarme
PADOVA Un arco grigio, che riempie l’orizzonte di presagi funesti. Una sorta di arcobaleno al contrario: se il ponte di luce, etereo e fatato, rappresenta la chiusura «poetica» dei migliori acquazzoni, la «nuvola a mensola», ingombrante e spaventosa, li anticipa. E più è estesa, più il temporale sarà violento. Come a Padova, dove il nubifragio che si è abbattuto sulla città per poche decine di minuti, in due giorni è riuscito a causare dieci milioni di euro di danni.
La spettacolare formazione nuvolosa che nei giorni scorsi ha occupato i cieli veneti (e quindi le bacheche dei social network) non è affatto sconosciuta ai meteorologi e, anzi, rappresenta quasi una firma per le perturbazioni sul lato orientale della pianura Padana. Le «shelf cloud», insomma, in Veneto sono di casa: «L’aria fredda che scende e le correnti calde e umide che risalgono portano spesso a questo risultato», spiega Alessio Grosso, di Meteolive. Con una percentuale di umidità particolarmente elevata, poi, l’effetto circolare viene accentuato.Più preoccupanti delle nuvole a mensola, le cosiddette «nuvole a muro» («wall cloud»), che invece di precedere i temporali li seguono: «Si vedono dopo le prime raffiche di pioggia, quando il cielo sembra riaprirsi - spiega Marco Monai, responsabile Arpav - Anche in questo caso è possibile che assumano una forma circolare, fino ad assomigliare ad una sorta di astronave che scende da una massa di nuvole. Le nubi a muro di questo tipo, però, tradiscono senza dubbio una “supercella” temporalesca, una formazione in cui aria fredda e calda continuano a circolare senza scontrarsi, lo scenario peggiore. Può persino succedere che i chicchi di grandine, prima di cadere al suolo, vengano risollevati più e più volte, ingrandendosi ad ogni passaggio, un processo evidente nei singoli granelli di ghiaccio, che si presentano stratificati. Ogni strato, un passaggio in più tra le nuvole». Come se non bastasse, questo tipo di movimenti atmosferici possono indicare un mesociclone (un ciclone in miniatura, largo appena qualche chilometro, nel cuore di un temporale) che a sua volta precede un tornado. Venerdì scorso, stando proprio alle foto diffuse online, sul cielo del Veneto si potrebbe essere verificato questo tipo di fenomeno. Sabato, invece, solo un temporale violento. «Oggi, tra smartphone e social network, simili fenomeni fanno scalpore semplicemente perché vengono immortalati e condivisi a raffica, ma dobbiamo stare attenti a parlare di “bombe meteorologiche” - riprende Grosso - Non c’è niente di anormale, specie in questo periodo dell’anno. Anzi, in passato era comune assistere a formazioni ben più impressionanti, come le nuvole a rotolo o tubolari che si ammassavano sopra il mare, e che spaventavano i bagnanti sulle spiagge». Grosso ricorda invece come, ad oggi, l’estate stia trascorrendo nel segno dell’anticiclone delle Azzorre, stabilizzante, e manchi ancora all’appello l’anticiclone subtropicale africano, responsabile invece di nubifragi e trombe d’aria. Ma allora perché tanti danni? «Colpa dei venti freddi e intensi. Ma soprattutto bisogna guardare alle zone dove si è abbattuto il maltempo: aree fortemente antropizzate, come il centro di Padova, fanno più fatica ad ammortizzare. Ma se non ci fossero i temporali estivi moriremmo di caldo, non cadiamo nella trappola del terrorismo climatologico - conclude l’esperto di Meteolive - che crea allarmismo e porta a credere di essere in piena emergenza».
” Monai (Arpav) I fenomeni più gravi seguono la pioggia e anticipano possibili tornado, sono le cosiddette «wall cloud»
Grosso (Meteolive) Attenzione agli allarmismi: se non ci fossero gli acquazzoni estivi il caldo sarebbe eccessivo