Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Inquinamento sospetto a Casale il Comune autorizza i controlli «Prioritaria la tutela della salute»
VICENZA Oasi di Casale: a stretto giro il Comune di Vicenza darà il via ai carotaggi sulla fetta di terreno della zona naturalistica a est del capoluogo. Quella sulla quale il comitato di residenti denuncia da quasi quarant’anni il presunto sversamento di sostanze inquinanti.
Il programma è stato definito ieri mattina in tribunale, nel corso dell’incontro tenuto tra il sindaco Francesco Rucco e l’assessore Lucio Zoppello con il pubblico ministero Barbara De Munari titolare di un fascicolo conoscitivo su Casale, ancora senza ipotesi di reato né indagati. Ad effettuare le operazioni di scavo saranno i mezzi di Aim Valore Ambiente, con il coordinamento dei carabinieri del Noe di Treviso (Nucleo operativo ecologico) che lo scorso autunno avevano già effettuato un monitoraggio dell’area con alcuni strumenti ad hoc come il georadar, consegnando un rapporto alla procura. Che farà da supervisore anche nelle prossime fasi.
E finalmente i cittadini potranno avere quelle risposte che da troppo tempo sollecitano: risposte che arriveranno dalle analisi della stratigrafia e dei materiali che verranno delegate ad Arpav.
E dopo interrogazioni, prese di posizioni, proteste e sopralluoghi, la vicenda potrebbe essere definita, chiarendo una volta per tutte cosa c’è sotto quel terreno, quell’area naturalistica diventata a tutti gli effetti patrimonio comunale da alcuni mesi.
«La tutela della salute è prioritaria, è giusto che vengano fatti questi accertamenti, già nei banchi dell’opposizione abbiamo sempre sostenuto che era necessario procedere», ha commentato ieri il primo cittadino di Vicenza Francesco Rucco che così mantiene «la parola data in campagna elettorale» al comitato di residenti di Casale capeggiati da Giuseppe Romio.
Negli anni Ottanta ci furono azioni di scavo e un’indagine di Usl e Arpav (Agenzia regionale per la protezione ambientale) che esclusero la necessità di altre analisi, ma per anni i cittadini non hanno mollato la presa chiedendo nuove verifiche e carotaggi, anche a proprie spese. Convinti che lì siano stati interrati dei rifiuti, che hanno poi portato ad una serie di malattie. E in effetti i carabinieri del Noe nel corso del sopralluogo avrebbero rilevato alcune anomalie nell’area interessata. Nella relazione, al vaglio della procura, i militari trevigiani chiedevano anche di poter effettuare quella che in gergo viene chiamata «ispezione tecnica»: in sostanza scavi, carotaggi, in particolare nei punti dove, anche in base agli accertamenti già effettuati oltre che alla segnalazione dei cittadini, si presume possano esserci rifiuti inquinanti. Secondo gli esperti basterebbe scavare di pochi metri, anche tre o quattro, per scovare gli inerti ma soprattutto per verificare se possa esserci del cromo esavalente interrato (è la sostanza più pericolosa), per trovare riscontro alla denuncia degli esponenti del comitato. Operazioni, queste, che verranno effettuate al più presto, probabilmente già dopo l’estate, a settembre.