Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le mamme NoPfas con Greenpeace «Miteni, le autorità ci diano spiegazioni»
VICENZA «Chiediamo spiegazioni immediate alle autorità, che non hanno preso provvedimenti nei riguardi della Miteni». Le Mamme No Pfas, il gruppo di genitori di Lonigo e dell’Ovest Vicentino, critica le istituzioni che hanno concesso all’industria chimica di Trissino l’Aia (autorizzazione integrata ambientale). L’intervento arriva dopo la denuncia nei giorni scorsi degli ambientalisti di Greenpeace, che ha presentato due esposti a procura e Corte di conti segnalando un «nuovo caso di inquinamento, accertato già nel 2013».
I genitori No Pfas chiedono «che i documenti citati da Greenpeace siano resi pubblici e che, chi ha agito con gravissima superficialità, sia messo davanti alle proprie responsabilità dalla magistratura. Da quanto emerso oggi, si tratterebbe di un nuovo inquinamento ancor più grave rispetto ai Pfas, in quanto dovuto a sostanze normate e provatamente cancerogene. Il nostro grido è soffocato dall’emozione di chi non vede futuro per i propri figli, ma non siamo disposte a cedere. VoDall’industria gliamo che le autorità agiscano». Secondo gli ambientalisti, che hanno chiesto il sequestro dell’azienda e citano documenti ottenuti tramite richieste di accesso agli atti, dal 2013, «in numerosi piezometri – pozzi di osservazione - di Miteni, le concentrazioni nella falda di alcune sostanze chimiche già normate superavano fino a tre volte la soglia consentita. Tali superamenti sono stati comunicati dalla stessa Miteni alle autorità competenti insieme alla richiesta di rinnovo dell’Aia, poi concessa dalla Regione».
chimica di Trissino hanno replicato a Greenpeace accusando l’organizzazione di aver portato avanti «un attacco sistematico con notizie false. Greenpeace chiede il sequestro citando sostanze, che nemmeno fanno parte del ciclo produttivo dello stabilimento. Per i nitroalogeniderivati vi è poi la certezza di una presenza dovuta all’incidente della Rimar degli anni Settanta. Non si comprende come tutto questo avrebbe dovuto influenzare il rilascio dell’Aia visto che, tra l’altro proprio in quella occasione, si rilevava la presenza di sostanze e anche di Pfoa a monte idrogeologico dello stabilimento, evidentemente dovuto ad altre fonti di contaminazione».