Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Omicidio-suicidio di Trissino, nulla osta per i funerali
TRISSINO Ora arriva il momento ancora più doloroso, quello dell’addio, del distacco fisico, con ancora tante domande insistenti senza una risposta, che chissà mai se sarà possibile ottenere. Dovrebbero essere fissati già oggi i funerali di Giancarlo Rigon ed Enrico Faggion, rispettivamente l’ex orafo di
59 anni che venerdì scorso ha teso un agguato e ucciso a bruciapelo il magazziniere
39enne prossimo alle nozze, togliendosi poco dopo la vita con la stessa arma, e la vittima appunto, che non ha avuto scampo, freddato alle spalle da quattro, cinque colpi, uno dei quali ha raggiunto cuore e aorta. Ultimate l’autopsia sul più giovane e l’esame esterno sull’omicida, ieri il pubblico ministero Augusto Corno che coordina le indagini ha dato il nulla osta per la sepoltura di entrambi. E a quanto pare data e ora delle cerimonie funebri devono ancora essere definite dalle rispettive famiglie. E non è escluso che il sindaco Davide Faccio possa indire il lutto cittadino: «Dovremo valutarlo» fa sapere.
Intanto, in attesa degli esiti sugli accertamenti medico legali eseguiti martedì – per i quali ci vorranno almeno sessanta giorni – i carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza stanno continuando a scavare, per dare un senso ad una doppia, inaspettata, tragedia, a quel debito, pare di circa 60mila euro, che Rigon era convinto di avere nei confronti della famiglia Faggion, anche questa di ex orafi, un debito che era diventato un chiodo fisso, che continuava a chiedere, a sollecitare al magazziniere, un’ossessione che lo ha trasformato in un killer. Ma oltre agli incontri di persona, uno solo pochi giorni prima il delitto, non senza minacce, c’erano stati anche dei contatti telefonici con la vittima? Chiamate, messaggi per tediare il magazziniere, per ottenere il suo denaro? E, ancora, c’era qualcuno in comune tra loro che poteva sapere di quella questione rimasta irrisolta? Questo lo si appurerà solo analizzando il contenuto del cellulare che è stato sequestrato all’omicida, assieme ad armi e munizioni rinvenute in casa, tutte regolarmente detenute. Dovrà anche essere confermato se la pistola usata dal 59enne ex orafo per ammazzare il prossimo sposo appena uscito dalla casa della madre, una Smith e Wesson calibro 28, sia la stessa che ha usato per togliersi la vita, puntandola alla tempia mentre si trovava in auto. E il confronto balistico lo potranno operare solo degli specialisti, come carabinieri del Ris di Parma. Una consulenza sulla quale deciderà il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, destinata comunque all’archiviazione.