Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Centrato dal fulmine mentre osserva gli animali nel bosco
L’hanno trovato steso su un prato, il cuore già fermo e il respiro assente. Accanto, spezzato a metà, il binocolo con cui amava osservare gli animali.
Stefano Devich, 49 anni, bellunese, è stato colpito da un fulmine mercoledì sera durante il violento temporale che si è abbattuto su tutta la provincia. Una fatalità che esclude qualsiasi colpevole e che non lascia spazio a parole. Poco importa se la scarica elettrica l’ha attraversato completamente o solo di striscio. La Procura ha già dato il nulla osta per la salma.
Sono circa un migliaio le persone che ogni anno, nel mondo, vengono uccise dei fulmini. Poche, se paragonate ad altre cause di morte, ma il fenomeno resta spaventoso. Stefano Devich faceva il falegname a Livinallongo ed era cacciatore nella riserva locale. È stata la passione per gli animali a farlo uscire mercoledì sera con il binocolo in mano. «Nulla lasciava presagire un temporale di quella portata – spiega il sindaco, Leandro Grones – le nuvole sono arrivate in poco tempo cogliendo tutti di sorpresa. La tempesta si è abbattuta con più ferocia nella parte est di Livinallongo dove è stato ritrovato il corpo. Una tragedia che lascia costernata l’intera vallata e che crea un vuoto profondo tra gli amici, i colleghi e chi l’ha conosciuto».
Il Soccorso alpino è stato allertato alle 7.30 dal fratello della vittima Pierino che non l’aveva visto rientrare. È stata la sua compagna, però, a ritrovare il corpo un’ora dopo, in una zona non molto distante dal punto in cui aveva lasciato la macchina per incamminarsi nel bosco. Accanto a lui il binocolo spezzato dalla potenza del fulmine. Poco più in là, su un ramo, pendeva il suo cappello. «Si trovava appena sopra l’abitato di Cernadoi, a circa 1.800 metri – racconta Grones – c’è un sentiero che sale dalla strada regionale 48 delle Dolomiti. Si arriva a dei Tabià e poi il bosco si apre. Era un uomo molto prudente. Non si è trattato di leggerezza». Devich non era sposato. Morti i genitori, era rimasto solo con il fratello e una zia. Da quasi vent’anni era tenore del Coro Fodom e domenica avrebbe dovuto esibirsi. «Non dimenticheremo mai la sua passione, dedizione e assiduità nel canto e in tutte le attività che venivano organizzate. Siamo vicini alla famiglia» commenta Lorenzo Pellegrini, presidente del Coro.