Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La riunione del partito con l’ordigno sulla porta
«Eravamo lì, per fortuna nessuno è uscito a fumare»
«Eravamo dentro, a parlare. Per fortuna nessuno è uscito a fumare». I militanti della Lega, riuniti al K3, non sapevano che fuori c’era l’ordigno.
VILLORBA (TREVISO) «Per fortuna hai smesso di fumare, se ti accendevi una cicca bum!, qua saltavamo tutti in aria». Passata la paura, meglio scherzarci su. Anche perché a pensarci vengono i brividi. Secondo gli investigatori, gli ordigni piazzati alla vigilia di Ferragosto dalla cellula anarchica «Haris Hatzimichelakis» nella sede della Lega di Treviso, il K3, non erano una semplice azione dimostrativa; si trattava di una trappola, studiata e messa in atto «per ferire» e chissà, forse perfino peggio.
Il piano era questo: far detonare una bomba carta sul pianerottolo in cima alla scala antincendio che scende sul retro dell’edificio, così da attirare l’attenzione, e piazzarne una seconda su una delle rampe dove con ogni probabilità si sarebbero avventurati gli agenti (ma avrebbero potuto pure essere dei militanti della Lega o i residenti), pronta ad esplodere grazie ad un innesco costruito con un filo di nylon teso tra i gradini. Il primo ordigno è stato fatto deflagrare dagli anarchici all’alba di sabato scorso; il secondo è stato fatto brillare dagli artificieri giovedì pomeriggio. Ma tra i due scoppi, c’è stata una riunione di partito al K3, con una decina di persone presenti. E nessuno si è accorto di nulla.
È accaduto lunedì, a raccontarlo è uno dei membri del direttivo provinciale, Giuseppe Canova: «Ci eravamo incontrati dopo cena per fare il punto sull’organizzazione della nostra festa, che si tiene dopo l’estate, verso ottobre. Saremo rimasti lì fino a mezzanotte, più o meno». Loro, dentro, parlavano di comizi e costicine, mentre fuori, innescata e pronta a saltare in aria, c’era una bomba preparata secondo gli inquirenti «per fare male», una pentola a pressione piena di esplosivo e pezzi di metallo. Con un dettaglio inquietante: chi frequenta il K3, quartier generale dove sono stati celebrati i trionfi degli ultimi vent’anni della Liga venepoco ta, dalle vittorie di Gentilini a quelle di Zaia, sa bene che quel pianerottolo e quella scala antincendio sul retro, a pochi passi dagli uffici e dalla sala riunioni, sono il ritrovo abituale di dirigenti e militanti amanti delle sigarette, che ne approfittano per non dover scendere giù al piano terra e uscire fin nel parcheggio. Per questo ieri molti sorridevano amari: «Per una congiunzione astrale incredibile quella sera nessuno è uscito a fumare, forse anche per via del caldo e dell’afa, sennò chissà cosa sarebbe successo, sarebbe potuta finire in tragedia».
E chissà per quanto tempo il secondo ordigno sarebbe rimasto lì sulla scala, se gli anarchici - forse stanchi di aspettare - non avessero diffuso a Ferragosto il volantino di rivendicazione poi intercettato in Rete dalla Digos. È datato 12 agosto, il giorno successivo lo scoppio della bomba-esca. Il K3, infatti, sorge in una zona abitata, in mezzo a due locali, il Galloway ed il Teatro del Pane, chiusi a quell’ora (erano le tre di notte), davanti ad un garage, il Brill Steel Motorsport. Al piano terra c’è la sala prove di un noto gruppo musicale di Treviso, i Radiofiera. Nessuno ha visto nulla, neppure i residenti che pure sono stati svegliati dal botto: «Pensavamo fosse un tuono», è una della ricostruzioni, «un fuoco d’artificio», ché questo è pur sempre periodo di sagre, «l’assalto ad un bancomat», come in effetti era avvenuto qualche tempo fa in uno degli istituti di credito che costellano il vicino viale della Repubblica.
Di sicuro serviranno a poco le telecamere installate agli angoli dell’edificio che ospita la Lega, di proprietà del cavatore Remo Mosole: sono spente da anni, fuori servizio, lasciate lì solo come deterrente. La Digos ha invece prelevato le registrazioni di quelle che circondano il garage Brill Steel, che però dista almeno 50 metri dal parcheggio da cui con ogni probabilità sono passati gli anarchici.
«Si tratta di un fatto grave ma noi andiamo avanti per la nostra strada, sereni e tranquilli - dice il segretario della Lega, Gianantonio Da Re -. Se intendiamo assumere misure di vigilanza speciali per la festa? Assolutamente no, ci fidiamo delle forze dell’ordine e del ministro dell’Interno, Matteo Salvini». Il cui arrivo a Treviso, dato per imminente, è stato infine smentito. Da Re replica anche a quanti, in Rete, accusano la Lega di «essersela cercata»: «La nostra storia parla per noi, siamo sempre gli aggrediti, mai gli aggressori». D’accordo il sindaco di Treviso Mario Conte, ieri al K3 insieme al consigliere regionale Riccardo Barbisan: «Credo che la politica tutta debba amministrare e comunicare responsabilmente - è il suo appello - facendo attenzione a non alimentare l’esasperazione che contraddistingue questi tempi, specie sui social network».