Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Poche donne al Lido? Le quote rosa sono ghetti»
«Le Figaro», una lettera sulla presenza femminile alla mostra Roveran: «Non c’è discriminazione». Segre: «Non vedo censure»
Sulla Mostra del Cinema di Venezia (al Lido dal 29 agosto all’8 settembre) arriva la protesta di alcuni network femminili del settore audiovisivo, con una lettera a cui ha fatto da cassa di risonanza Le Figaro. «Troppo poche le registe donne selezionate alla Mostra», questa l’accusa firmata dai network, tra cui Women in Film&TV International, European Women’ s Audiovisual Network, Wift Nordic, Wift Sweden e Swiss Women’s Audiovisual Network. «Venezia, abbiamo già visto questo film», dicono. E si rivolgono al direttore della mostra, Alberto Barbera, con una domanda diretta: «Le donne sono oltre la metà della popolazione, vuoi provvedere a un 50 per cento anche di registe?». In totale quest’anno a Venezia su 70 registi le donne sono 17 e nel concorso principale su 21 film, uno è a regia femminile: The Nightingale di Jennifer Kent. Alla levata di scudi pubblicata su Le Figaro, Barbera preferisce non replicare. Ma alle stesse accuse già mosse alla presentazione della kermesse, aveva risposto: «Il problema è che non guardiamo i film in base al genere ma sulla base della qualità, è la forma di massimo rispetto». Non vede sessismo nelle scelte di Barbera l’attrice veneta del momento, la veneziana Maria Roveran che sarà premiata al Lido come eccellenza del cinema veneto. E il 6 settembre sarà alla mostra per il film di Martone Capri Revolution. «Non credo ci siano state discriminazioni verso le registe donne - dice - . Barbera non è il tipo di persona che discrimina. Penso a registe di grande qualità come Liliana Cavani e Lina Wertmüller che si sono affermate e sono riuscite ad emergere in periodi molto più difficili di questo per le donne». Il regista padovano Andrea Segre sostiene che «la logica delle quote rosa mi sembra portatrice di una moderna forma di ghettizzazione. La protesta su Le Figaro potrebbe vedermi d’accordo se ci fossero prove di registe donne censurate dalla Mostra del Cinema di Venezia, ma non è così. Se ci sono ostacoli di qualche tipo che rendono la produzione femminile più difficoltosa, non credo sia mettendo un filtro quantitativo che si risolveranno. Piuttosto sarebbe utile un cambiamento culturale a monte, per incentivare il lavoro e le opere delle donne nel cinema».