Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pedemontana, la firma di Salvini
Il vicepremier il 30 agosto a Venezia con Zaia. E dopo Genova piano rigoroso sui controlli
VENEZIA Nei giorni difficili del dopo Genova, la Regione guarda in casa e blinda, la «sua» autostrada. Il 30 agosto, il ministro Matteo Salvini sarà a Palazzo Balbi per firmare con il governatore Zaia il rinnovo del Protocollo sulla Legalità. Un atto che ha anche un valore di placet politico sull’opera contestata aspramente, in Veneto, dal M5s. E, intanto, si sta perfezionando il Piano di monitoraggio sulle future manutenzioni dell’opera per evitare disastri come quello di Genova.
VENEZIA La litania dolente di un agosto segnato dal crollo del ponte Morandi a Genova, è quella del «cemento precompresso», dei «giunti», dei «tiranti», dell’usura e, su tutto, delle manutenzioni. E così, sulla Pedemontana, l’«autostrada 100% veneta», la Regione in questi giorni preme sull’acceleratore. Su due fronti: la legalità e una vigilanza teutonica proprio per i controlli sulle manutenzioni. Partiamo dal calendario: il 30 agosto, a Palazzo Balbi, è atteso il ministro dell’Interno, Matteo Salvini che, con il governatore Luca Zaia, firmerà il rinnovo del Protocollo di legalità contro il rischio di infiltrazioni mafiose nei cantieri della Pedemontana veneta. Otto anni fa al posto di Salvini, al Viminale, sedeva Roberto Maroni e proprio lui aveva siglato la prima versione del protocollo che, da delibera del dicembre 2017, va rinnovato. Fin qui ordinaria amministrazione. Ma nei giorni delle concessioni autostradali in bilico e di una mai sopita ostilità pentastellata in Veneto sulla Pedemontana, la presenza di Salvini assume un rilievo tutto politico. Parte delle critiche del M5s alla Superstrada, infatti, vertono proprio sull’opacità di discariche abusive (puntualmente smentite, fin qui e dati alla mano, dalla Regione) e conti che non tornano. Una mossa, quella di avere Salvini schierato a favore dell’infrastruttura, con cui Zaia si aggiudica un placet pesante sull’opera. La Pedemontana, la maggiore scommessa dell’amministrazione leghista, dopo un passato a dir poco travagliato, punta a diventare un inattaccabile modello di efficienza. A partire dalle manutenzioni. E così, proprio nelle ultime ore, il direttore della Struttura di progetto per la Pedemontana, Elisabetta Pellegrini, ha impresso un’accelerazione ulteriore a quel Protocollo di monitoraggio sulle manutenzioni che sarà perfezionato in largo anticipo sui tempi di apertura definitiva dell’opera. Funziona così: la superstrada sarà gestita dal consorzio Sis che la sta costruendo. Certo, i pedaggi andranno alla Regione che provvederà a pagare un congruo canone a Sis ma le manutenzioni restano in carico al concessionario. Sembra di raccontare, in scala ridotta, il meccanismo di controllo del Mit sul concessionario privato Autostrade per l’Italia. E proprio per evitare il rimpallo di responsabilità cui si assiste per Genova, la macchina regionale ha deciso una linea dura sui controlli. Al protocollo (obbligatorio dall’inizio degli anni 2000) stanno lavorando insieme sia la Struttura di progetto, e quindi la Regione, che il consorzio Sis. La volontà, confermano fonti in Regione, è di progettare e soprattutto attuare controlli puntuali. Motivo per cui non solo ci si interroga sulla quantità di risorse regionali destinabili all’ «Alta vigilanza» ma anche alle professionalità necessarie per un dialogo alla pari con i tecnici del concessionario. Il protocollo cui si sta lavorando, disciplina le attività di manutenzione pattuite, dettaglio per dettaglio. Sui 95 km di opera, di cui 50 in trincea, 26 su piano rilevato, 7 in gallerie naturali e 9 in gallerie artificiali, si metteranno nero su bianco gli intervalli di sorveglianza e un piano di manutenzione. Ci sarà un capitolo per tutto: il manto stradale, i portali di segnaletica dei pannelli a messaggio variabile, le barriere di sicurezza, dai guard rail alle «cuspidi» degli svincoli. Particolare attenzione sui ponti i cui bulloni devono mantenere la «coppia di torsione», vale a dire la presa precisa che può allentarsi con il transito dei mezzi pesanti. Controlli trimestrali, semestrali o annuali, a seconda del singolo pezzo del puzzle di cui un’autostrada si compone. E poi, ancora, le trincee, le gallerie ma anche i caselli, l’illuminazione, i sistemi di sicurezza lungo il tracciato e quelli per la raccolta delle acque in caso di sversamenti. Che i controlli di un’autostrada siano in capo a una Regione anziché al Mit è un unicum e, se vogliamo, anche una prova tecnica di autonomia. Intanto, i lavori procedono e si parla del giro di boa del 50% per lo stato di avanzamento dei cantieri. Non è un mistero che a ottobre si aprirà il tratto fra Breganze e Thiene su cui il consorzio Sis ha concordato di non chiedere nessun canone parziale lasciando gli introiti dei pedaggi alla Regione. Sarà anche un test per monitorare quei flussi di traffico che convincono poco pure la Corte dei Conti. Unico neo: la galleria di Malo crollata durante i lavori e ancora sotto sequestro che rallenta cantieri per il resto attivi notte e giorno.