Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fotografa bimbe sulla spiaggia rischia il linciaggio
Accerchiato dai genitori di bimbe fotografate in spiaggia, un vicentino di 61 anni, è stato «salvato» dalla polizia, che lo ha denunciato.
Fermo sul bagnasciuga, aveva cercato di confondere i bagnanti portandosi il cellulare all’orecchio ma in realtà stava fotografando delle bambine. E a quanto pare il motore era la perversione. Quest’uomo - vicentino di 61 anni - le osservava dopo aver trovato una scusa per allontanarsi dalla moglie con cui era in vacanza.
Il suo sguardo era solo per le bambine senza la parte sopra del costume o scoperte del tutto, da fotografare furtivamente con una microcamera mentre giocavano sulla sabbia o facevano il bagno. Decine di scatti, centinaia, quelli già fatti: 270 quelli che la polizia ha trovato nella sim card della macchinetta che il vicentino - un recidivo già finito in un’inchiesta per pedopornografia tempo addietro teneva «a penzoloni lungo il fianco». Quasi a volerla nascondere: tutto inutile perché, nonostante cercasse di mantenere un fare indifferente, pur puntando sempre alle minori, è stato scoperto. E allora ha rischiato il linciaggio sulla spiaggia di Rimini.
Sì perché mamma e papà, ieri mattina, accortisi che il vicentino aveva fotografato le loro figlie, che aveva «zoomato» proprio su alcuni particolari del corpicini, lo hanno accerchiato. Arrabbiati, furiosi. Il turista, che vive ad Arsiero, piccolo paese dell’Alto Vicentino, se l’è vista davvero brutta: ha rischiato il linciaggio se non fosse che sono intervenuti la capitaneria di porto prima e quindi i poliziotti.
Agenti che lo hanno sì «salvato» ma anche bloccato e denunciato. Per molestie.
Il 61enne ha anche dovuto fare subito le valigie e interrompere le sue vacanze visto che il questore Maurizio Improta ha firmato per lui un foglio di via da Rimini. Una brutta sorpresa per la moglie che ha aperto la porta della camera dell’albergo ai poliziotti e che non sapeva nulla nemmeno del precedente del marito, risalente al 2009, quando aveva comprato, scaricato e scambiato immagini pedopornografiche da siti internet della Bielorussia (allora si era attivata l’interpol del Paese dell’Est, quindi l’interpol di Roma e la polizia postale di Venezia).