Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Non capiti mai più» Il monito ai funerali della vittima di Genova

L’appello di vescovo e parroco. Chiesa gremita, applausi e musica per l’addio al camionista Licata

- Benedetta Centin

VICENZA «Non potevamo non essere qui oggi, per l’ultimo saluto al nostro amico Vincenzo, ma non avremmo voluto esserci, non avrebbe dovuto accadere».

Le lacrime per la morte di Vincenzo Licata, padre di famiglia e camionista di Vicenza inghiottit­o dalla frana di cemento armato, pezzi di viadotto e ferro che ha cancellato un pezzo di A10 la vigilia di Ferragosto, non offuscano la rabbia, la voglia di verità e giustizia per il maledetto crollo del ponte di Genova. La musica di bande e fanfara che ieri mattina è riecheggia­ta fuori e dentro la chiesa di Santa Bertilla, affollatis­sima, non ha coperto il monito di don Simone che si è levato dal pulpito durante l’omelia, davanti alla bara con alpini e bersaglier­i come «sentinelle», alla moglie Filomena e ai figli Laura e Stefano mano nella mano che non sanno darsi pace. Il monito che «mai più capitino questi disastri - le parole del sacerdote - coloro che ci governano si diano da fare non a parole ma con fatti, subito, perché le strade siano più sicure. Ognuno svolga la responsabi­lità affidatagl­i con fiducia dal cittadino».

E a parlare del dramma, di una «morte assurda e drammatica», quella del 58enne originario della Sicilia e da trent’anni a Vicenza, ma pure di altre quarantadu­e persone, è anche il vescovo, monsignor Beniamino Pizziol, che ha affidato a don Simone e don Roberto le sue parole. «Come cittadini di questo paese chiediamo, con forza e buon diritto, che sia tutelata la sicurezza di coloro che percorrono le nostre strade… - il messaggio del presule - Il Signore illumini le coscienze di coloro che sono chiamati a fare chiarezza e giustizia su questo spaventoso disastro». Ma le risposte non saranno immediate.

Ieri era il giorno dei funerali: quelli di Stato sono già stati celebrati sabato in Fiera a Genova e altri si terranno domani pomeriggio a Grotte, paese d’origine del camionista, dove lo aspettano la madre e altri parenti. Il paese siciliano in cui gli amici del gruppo «Note in Allegria» - che Licata aveva fondato nel 2002 «per portare allegria alle persone nei centri anziani» - hanno già annunciato di voler organizzar­e un concerto, tra un anno, in sua memoria. Il sacerdote, gli amici e i colleghi delle bande di Dueville e Caldiero che si intervalla­no al microfono, parlando di una tragedia che doveva essere evitata», ricordano l’amico camionista per «il grande amore per la famiglia e la passione per il suo lavoro». Lo ritraggono come «un vulcano di iniziative, che amava far gioire le persone con la sua musica, felice quando vedeva gli altri felici». E ancora «un uomo gioviale, allegro, per il quale l’aggregazio­ne era fondamenta­le e che ora ha lasciato un grande vuoto». In chiesa, dove siedono, tra gli altri, sindaco, vice prefetto vicario, i parlamenta­ri Erik Pretto e Silvia Covolo, e poi colonnello dei carabinier­i, vigili del fuoco, volontari di protezione civile (come la figlia Laura) e operatori della Croce Rossa, il silenzio viene interrotto dagli applausi.

E all’esterno, a salutare la bara, nessuno si stupisce quando i bandisti suonano musiche leggere, solari. «Lui portava festa, era sempre allegro» racconta Luigi Tescaro, presidente di «Note in allegria». «Ora farai ballare gli angeli del Paradiso» sorride una del gruppo, che non trattiene le lacrime. Lacrime e rabbia, «perché non avrebbe dovuto accadere».

 ??  ?? Folla commossa In centinaia a Santa Bertilla Attorno alla bara bersaglier­i ed alpini, in chiesa anche istituzion­i, forze dell’ordine e vigili del fuoco (Piki studio)
Folla commossa In centinaia a Santa Bertilla Attorno alla bara bersaglier­i ed alpini, in chiesa anche istituzion­i, forze dell’ordine e vigili del fuoco (Piki studio)
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