Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Rientra dalle ferie e muore sotto il braccio meccanico
Salgareda, operaio schiacciato alla «3B»
TREVISO Tragico incidente ieri mattina alla «3B» di Salgareda. Un operaio di 44 anni, Shpejtim Gashi, ha perso la vita finendo schiacciato da un braccio robotico che, stando alle prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe cercato di riavviare dopo un blocco. L’incidente è avvenuto verso le 6.15, pochi minuti dopo l’inizio del turno fissato alle 6. Gashi, sposato e con tre figli minorenni, era appena rientrato dalle ferie. Undici anni fa, in circostanze simili, aveva perso la vita un’operaia interinale di 21 anni.
TREVISO Tragico incidente nelle prime ore di ieri alla
«3B» di Salgareda, in provincia di Treviso. Un operaio di
44 anni, Shpejtim Gashi, ha perso la vita finendo schiacciato da un braccio robotico mentre lavorava sulla linea imballaggi.
Gashi era un operaio stimato e un collega ben voluto. Nei dodici anni trascorsi alla «3B» aveva imparato un mestiere e poi aveva dimostrato di saperci fare, tanto da diventare capo macchina, responsabile di una linea in cui operavano anche altri addetti, in una delle più importanti aziende del Veneto, leader nella produzione di componenti per l’arredo. Era un lavoratore esperto e preciso. È per questo che insieme al dolore per la sua perdita tutti coloro che lo conoscevano e lavoravano al suo fianco si domandano come quel tragico incidente possa essere capitato proprio a lui.
Gashi, 44 anni, una moglie e tre figli di 17, 14 e 2 anni, era nato in Kosovo ma da anni risiedeva a Ponte di Piave, in via Sotto Treviso. Assunto in azienda nel 2006, era rientrato ieri dalle ferie. Alle 6 in punto aveva iniziato il suo turno lungo la linea in cui i pannelli di legno imballati nei cartoni vengono presi in carico da un braccio robotizzato che li solleva, li sposta e infine li scarica. Un macchinario semi-automatico, sofisticato e ritenuto sicuro. Qualcosa però sarebbe andato storto dopo pochissimi minuti. Secondo le prime ipotesi, verso le 6.15 un componente staccatosi da un pannello o forse un pezzo dell’imballaggio che lo conteneva avrebbe ostruito il movimento del braccio robotico impedendone il corretto funzionamento. Forse, ma anche in questo caso si parla di ipotesi da confermare, Gashi potrebbe aver tentato di liberare il macchinario manualmente. Improvvisamente il braccio robotico si sarebbe rimesso in movimento, cogliendo di sorpresa l’operaio e finendo per comprimergli fatalmente la testa. Immediatamente i colleghi di Gashi che si trovavano a pochi metri da lui hanno dato l’allarme. Sul posto sono giunti in pochissimi minuti i carabinieri della stazione di Ponte di Piave, i vigili del fuoco e i soccorritori del Suem che però non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo.
L’attività della linea è stata immediatamente sospesa per consentire agli ispettori del Servizio prevenzione igiene e sicurezza (Spisal) dell’Usl 2 di eseguire i rilievi al fine di ricostruire la corretta dinamica di ciò che è accaduto in quei terribili istanti. Allo stesso tempo i vertici dell’azienda controllata dalla famiglia Bergamo, toccati profondamente dall’accaduto, hanno deciso in accordo con le organizzazioni sindacali e le rappresentanze interne di sospendere per tutta la giornata l’attività dell’intera fabbrica in segno di lutto.
«Assolutamente l’operaio non avrebbe dovuto trovarsi in quel punto o, nel caso vi fosse stata la necessità di raggiungerlo, il braccio robotico non avrebbe dovuto essere attivo» hanno spiegato i rappresentanti dei lavoratori fuori dai cancelli pochi minuti dopo l’accaduto. «Di conseguenza o ha bypassato la sicurezza oppure si è verificato qualcosa di imprevisto — continuano — Ci sono delle indagini in corso che faranno chiarezza su quanto accaduto, sicuramente però non si è trattato di una fatalità».
Quanto accaduto ieri mattina ha portato presto alla memoria un incidente simile, con lo stesso drammatico epilogo, verificatosi alla «3B» il 17 settembre 2007. Allora a perdere la vita fu la ventunenne Jasmine Marchese, originaria di Stetti di Eraclea, operaia interinale dell’azienda. La giovane ragazza perse la vita schiacciata da una pressa urtata inavvertitamente da un muletto messo in funzione da un altro operaio. Per la sua morte finirono a processo due ex dirigenti, condannati entrambi in secondo grado dalla corte d’appello di Venezia (1 anno di reclusione al primo, 6 mesi al secondo che in primo grado era stato assolto). Una terza persona, l’operaio che aveva messo in moto il muletto, patteggiò invece una pena di 11 mesi. Per tutti e tre gli imputati l’accusa era di omicidio colposo.