Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Divi e Leoni, al Des Bains le istantanee della memoria
Foto e film dagli archivi dell’Asac: l’albergo riapre i battenti per ospitare un’esposizione sulla storia della Mostra. Baratta: «Questo luogo è prezioso come uno strumento musicale»
Per chi pianse vedendolo chiuso, ieri è stato un giorno di festa. Certo, non una di quelle feste dove si ride spensierati, piuttosto una riunione di compagni di classe che si rivedono dopo tanti anni: felici di esserci, ma in ansia per i segni che il tempo ha lasciato su tutti. Eppure per tre settimane, da ieri al 16 settembre, il Grand Hotel Des Bains del Lido risplende di nuovo. Di giorno, ma anche di notte, impreziosito da un gioco di luci pensato dai tecnici della Biennale. Merito dell’esposizione «Il Cinema in Mostra. Volti e Immagini dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica» di scena al Des Bains tutti giorni a ingresso libero (fino all’8/9 dalle 10 alle 22, dal 10 al 16 dalle 10 alle 18). Una mostra sul proprio passato che vuole però guardare al futuro, per non dimenticare mai da dove si viene. «Des Bains, Excelsior, Casinò, Palazzo del Cinema: questi sono i nostri strumenti: questo è il nostro violino», ha detto soddisfatto il presidente della Biennale Paolo Baratta presentando la mostra con la quale il mondo del cinema ha finalmente rimesso piede nell’hotel legato alla storia della settima arte. Un percorso lungo oltre 1.400 foto tutte pescate dal giacimento dell’Asac, l’archivio storico della Biennale: 680 stampate e appese, 800 a monitor e ordinate dal direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, curatore dell’esposizione, seguendo sei linee temporali, dal 1932 a oggi, impreziosite da nomi evocativi: 1932-1942, «Alba di gloria»;
1946-1955, «Scala al Paradiso. Gli anni della ricostruzione»;
1956-1968, «Isola sul tetto del mondo. Primato indiscusso»; 1969-1977, «I giorni dell’abbandono. Il decennio senza concorso»; 1979-1998, «Il sole sorge ancora. La Mostra si reinventa» e 1999- (dal 1999 al futuro) «Lunga vita alla signora», citazione del film di Ermanno Olmi con l’accento posato più sulla «lunga vita» che non sul film, strenua metafora contro il potere.
Ai cinefili batterà il cuore. Soprattutto a quelli che frequentano il Lido da sempre e di fronte alla foto di Zhang Ymou che alza il Leone d’Oro o di Moravia sulla spiaggia dell’’Excelsior con Isabella Rossellini, gusteranno la loro personale madeleine cinematografica. Altri si fermeranno a guardare chi c’era vicino a Martin Scorsese la sera dello scandaloso L’ultima tentazione di Cristo in Sala Grande; ad altri ancora verranno i brividi per una di una sala piena di gerarchi fascisti e svastiche; e
molti guarderanno alle mise delle signore emozionate la sera del 6 agosto 1932, quando nel giardino delle fontane luminose all’Excelsior, venne proiettato Dr. Jekyll and Mr. Hyde. Ma la mostra parla anche ai nostalgici del Des Bains e a quello che questo albergo novecentesco - appartato «quasi a sembrare un hotel di lago, un hotel che tra il mare mise sdegnosamente una strada», come ha detto Baratta - ancora rappresenta. La mostra ha infatti riaperto tutto il primo piano: si possono così vedere l’ingresso, il podio, la lobby, la sala Visconti, la terrazza nord, la sala Passi perduti, la reception, il bar, la sala Liberty, la sala Thomas Mann e la terrazza sud, dalla quale si ha la vista sul giardino, che un tempo era il vanto del Lido. E durante i giorni di apertura della Mostra, fino a sera, si potrà prendere un caffè vicino alla foto - bellissima di Mastroianni che anche lui beve un caffè per tirare tardi nel viscontiano Le notti bianche. Nei discorsi di rito è chiaro il valore dell’operazione per la Biennale. Riaprire un simbolo, il set di Morte a Venezia e Il paziente inglese: «Grazie alla cortesia di Coima (la società che ha la gestione del fondo patrimoniale che ha la proprietà dell’hotel, ndr) e di Manfredi Catella (amministratore delegato di Coima, ndr) - dice Baratta - possiamo fare questa incursione in questo luogo. Per la Mostra questo luogo è prezioso come uno strumento musicale». «Oggi siamo qui grazie al lavoro straordinario dell’Asac: tutte le foto in mostra vengono da lì», ha detto Barbera. E allora che lunga vita alla signora sia.