Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ex popolari, il governo mette la fiducia sui rimborsi nel decreto Milleproroghe
VENEZIA Ex popolari, il governo tira dritto sul piano rimborsi. Succede con la scelta, ieri, di porre la fiducia sul decreto Milleproroghe che contiene anche gli emendamenti alla Finanziaria 2018 che aveva impostato il fondo di ristoro con
25 milioni di euro per quest’anno. Di fatto il governo Lega-Cinque Stelle ha indicato quale sarà la via per tentare il rimborso dei soci con le azioni azzerate di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Quella di rimborsare il 30%, con un tetto di centomila euro, per i
560 soci che abbiano già avuto un lodo favorevole dall’Arbitro per le controversie finanziarie di Consob, 350 dei quali delle due ex popolari venete, per poi estendere il principio nella Finanziaria 2019, con nuove risorse e l’Arbitro Consob scelto come sede per ammettere i soci. Confermando il principio del fondo del governo Gentiloni, di un risarcimento basato sul riconoscimento di un danno ingiusto nella compravendita azioni.
Il governo tira dritto su questa linea, per altro approvata all’unanimità in commissione. E l’approvazione della Camera al Milleproroghe potrebbe arrivare domani. «La decisione di porre la fiducia, con la possibilità di fare lo stesso al Senato per accorciare i tempi, renderà molto rapidi i rimborsi», sostiene il sottosegretario al ministero dell’Economia, il leghista Massimo Bitonci: «Sto attendendo una relazione tecnica della Consob, dopo l’incontro con il presidente Nava, la scorsa settimana, sulla riapertura dei termini per accedere all’Arbitro. Loro si sono impegnati a raddoppiare i collegi, che potranno ciascuno affrontare tremila casi l’anno».
E il rapporto con le associazioni? L’accantonamento del decreto attuativo dell’ex sottosegretario del Pd, Pier Paolo Baretta, aveva alienato la parte delle associazioni favorevoli e fatto sperare quelle contrarie in una corposa correzione. La decisione di andare avanti con il principio del rimborso al 30% rischia di far scattare il gelo su tutto il fronte. «Non siamo qui per fare gli interessi degli avvocati o di altri, ma quelli dei risparmiatori. Voglio vedere quando inizieremo a pagare e arriveranno i soldi», dice Bitonci. «Se l’ottica è quella spiegata, di un rimborso rapido di chi aveva già avuto un lodo Consob perché non andassero perduti i 25 milioni, va bene. Ma per i risparmiatori delle banche venete ci aspettiamo tutt’altro. E noi andremo avanti con le cause a Bankitalia, Consob e Intesa Sanpaolo, sia chiaro”, dice, tentando di rimanere diplomatico, ad esempio Luigi Ugone, leader dell’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi», tra i più decisi schierati con il governo per affossare il fondo nella soluzione Baretta.
Baretta che per parte sua aggiunge un monito: «L’uso dei 25 milioni del fondo è legato all’approvazione di un decreto attuativo. Se non lo fanno e lo rimandano a gennaio significa perdere i soldi. Soldi che dovevano essere di più e invece sono meno. Mi pare si siano incartati pur di non applicare quanto avevamo approvato».