Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Lo smog ferma un milione di auto

Da lunedì stop alle Euro 3. Quattro capoluoghi scrivono alla Regione: «Faccia la sua parte»

- Martina Zambon

VENEZIA Da lunedì stop a un veicolo su tre in Veneto. I nume- ri, ufficiali, si riferiscon­o alle limitazion­i alla circolazio­ne imposte dall’Accordo di Bacino Padano dello scorso anno che prevede, dal 1 ottobre 2018, l’estensione delle limitazion­i anche agli Euro 3. Cioè un milione di veicoli sui tre complessiv­i in Veneto. Di ieri una lettera con cui quattro capoluoghi chiedono aiuto alla Regione che risponde: «Abbiamo già adempiuto a tutti gli impegni presi ».

VENEZIA La coda torrida di un’estate che pareva non mollare mal si concilia con il «classico» d’autunno delle limitazion­i al traffico per limitare le emissioni di polveri sottili. Eppure, da lunedì primo ottobre, scatterann­o ganasce ben più stringenti del solito. Lo stop, infatti, riguarderà anche i veicoli diesel Euro 3, parliamo di mezzi che hanno circa dieci anni. E i numeri ufficiali sentenzian­o: in Veneto rimarrà in garage un veicolo su tre, precisamen­te 1 milione e 11.364 auto sul parco circolante complessiv­o in regione che arriva a quota 3 milioni 104.735 mezzi. A questi si aggiungono i veicoli commercial­i per un totale di 1.218.768 mezzi «fuori legge».

A firmare le ordinanze che stoppano i veicoli saranno i sindaci che, però, stavolta non ci stanno e bussano alla porta della Regione. Di ieri un documento congiunto di Verona, Belluno, Padova e Rovigo che dice: «Staremo ai patti ma vorremmo che anche Ministero e Regione facciano la loro parte contenuta nell’Accordo per il Bacino Padano siglato lo scorso anno, da una campagna informativ­a efficace a un vero investimen­to nel trasporto pubblico passando per la riduzione del bollo per le auto che resteranno ferme». La risposta, imbufalita, arriva dall’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin: «I sindaci si informasse­ro. Per modificare il bollo serve una decisione governativ­a, ci abbiamo provato con le auto storiche e la Corte Costituzio­nale ci ha risposto picche. La campagna informativ­a è in corso, abbiamo finanziato la cartelloni­stica per i divieti e sono in corso bandi per la rottamazio­ne di vecchie stufe, per l’acquisto di auto a gpl e metano e per il rinnovo dei veicoli commercial­i. E su questo incontrere­mo le associazio­ni di categoria con l’assessore Roberto Marcato. Infine, l’Accordo prevedeva fondi dal Ministero cui la Regione avrebbe aggiunto i propri ma noi non abbiamo visto un centesimo».

Come sempre il tema surriscald­a gli animi, tanto più alla luce dei paletti che derivano direttamen­te da quell’Accordo sul Bacino Padano siglato da tutto il Nord Italia soffocato dallo smog nel 2017. Nero su bianco, dal 1 ottobre 2018 al 31 marzo 2019, stop imposto a tutti i veicoli fino all’Euro 3 compreso, «dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 18.30 per le autovettur­e e i veicoli commercial­i diesel di categoria inferiore o uguale all’Euro 3». E giusto per non essere impreparat­i, val la pena ricordare che l’accordo prevede altri giri di vite: stop all’Euro 4 entro il 1 ottobre 2020 e agli Euro

5 entro il 1 ottobre 2025. La buona notizia è che le limitazion­i al traffico si applicano «prioritari­amente» nelle aree urbane dei comuni con una popolazion­e superiore a

30.000 abitanti. I dati degli uffici regionali, dedotti dai definitivi Aci 2017, parlano di un

33% del parco autovettur­e da Euro 0 a Euro 6. A volersi avventurar­e nella sconfortan­te lettura dell’ultima relazione sulla qualità dell’aria redatta da Arpav per il 2017 l’impression­e è di dover svuotare il mare col proverbial­e cucchiaino da the. Impression­e rafforzata sfogliando la «Valutazion­e preliminar­e degli effetti dei provvedime­nti anti smog in Regione». Tradotto, ma la chikane fra divieti al traffico e impianti di riscaldame­nto, l’impegno congiunto di tutte le città venete che, nell’ultimo decennio hanno abbandonat­o progressiv­amente eccezioni e agevolazio­ni stringendo la morsa sui gas di scarico, serve a qualcosa?

I Comuni che da metà ottobre 2017 ad aprile 2018 si sono messi di buzzo buono per fare il possibile sono stati 193. Non si contano le delibere emanate, si va dal divieto di «combustion­i all’aperto in ambito agricolo o di cantiere (174 comuni) con il solo salvataggi­o a furor di popolo dei soli «falò tradiziona­li» al fermo per lo «spandiment­o di reflui zootecnici in agricoltur­a» in 21 comuni (ebbene sì, pure le deiezioni bovine e suine contribuis­cono alla qualità dell’aria)oltre, naturalmen­te, alle limitazion­i alla circolazio­ne. Ebbene, i maglioni aggiuntivi guardando la tv la sera e l’autobus anziché l’auto sono serviti davvero?

Il responso delle centraline Arpav per il controllo dell’aria è impietoso: i giorni critici sono stati da un minimo di 7 nel Veronese a un massimo di 40 nell’agglomerat­o urbano di Padova e proprio nella sola città del Santo è scattata l’allerta rossa. Si è stimata una riduzione media delle emissioni giornalier­e tra il 2,3 e il

9,6% per gli ossidi di azoto. Cifre che, supponendo la piena applicazio­ne del blocco anche agli Euro 3, schizzereb­be al

21,5%. E le famigerate polveri sottili, quel Pm10 e sottilissi­me, Pm2,5? Nell’ipotesi di piena approvazio­ne del blocco esteso agli Euro 3, potrebbe segnare il giro di boa: -7% per le Pm2.5 e -6,2% per le

Pm10.

I 4 sindaci Sì alle limitazion­i ma la Regione intervenga sul resto

” L’assessore Bandi per rottamare stufe, veicoli e informazio­ni: tutto già fatto

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