Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ora ai medici è vietato andare al bar in camice
Nuovo codice di comportamento per i dipendenti dell’ospedale di Verona
VERONA Niente regali sopra i 150 euro di valore, vietato andare al bar indossando il camice bianco, guai a sparlare di superiori e colleghi sui Social, proibito «rendere dichiarazioni offensive, non corrette e non veritiere nei confronti dell’Azienda». Sono alcuni dei diktat contenuti nel «Codice di comportamento dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona» emesso dalla direzione generale con la seguente ratio: «Al fine di instaurare, mantenere e implementare un rapporto di fiducia e collaborazione con i cittadini, è necessario che tutto il personale dipendente (nonché quello dei centri convenzionati, i consulenti, i collaboratori esterni, i volontari, gli specializzandi e i dottorandi, ndr) si ispiri ai principi di integrità, imparzialità, correttezza, buona fede, obiettività, equità e ragionevolezza, efficacia, efficienza, lealtà e diligenza».
«E’ un testo basato sul regolamento nazionale che a sua volta ha recepito la delibera dell’Autorità nazionale anticorruzione in materia — spiega Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao Assomed, sindacato degli ospedalieri — nulla da ridire. L’unica assurdità è il divieto per i medici di andare al bar a prendersi un caffè indossando il camice bianco. Altre aziende sanitarie non lo prevedono, è un’inutile ingessatura». Il passaggio contestato è contenuto nell’articolo 11 del capitolo «Comportamento in servizio», che recita: «Durante lo svolgimento delle proprie attività, il dipendente è tenuto a indossare la divisa fornita dall’Azienda. La divisa non può essere indossata al di fuori dell’orario di servizio e dell’ambiente di lavoro. Il personale sanitario non accede con la divisa ai luoghi intramurari diversi da quelli in cui si presta l’assistenza sanitaria, quali la mensa e i punti di ristorazione, gli uffici amministrativi e le attività commerciali ubicate all’interno delle strutture aziendali».
«Motivi d’igiene», la motivazione. In effetti...
Nello stesso articolo si ricordano i divieti di fumo in ospedale (chimera: scale e studi medici sono diventate aree sigaretta per dottori e infermieri) e di assumere droga e alcol «durante il servizio» (fuori si può?). E ancora: «Nello svolgimento dell’attività di servizio, il dipendente adotta un abbigliamento decoroso e conforme alla funzione svolta». Dopodiché non si possono utilizzare a fini privati attrezzature o materiali (farmaci, cancelleria, fotocopiatrici), telefoni fissi o cellulari e auto aziendali. «Il dipendente, durante lo svolgimento di attività esterne alla sede lavorativa, non deve intrattenersi per motivi personali in esercizi commerciali, pubblici esercizi, uffici o altri luoghi — incalza il codice —. Durante l’orario di servizio non sono consentiti momenti conviviali o celebrativi che non siano stati autorizzati dal responsabile della struttura».
Però, secondo indicazione dell’Anac, i dipendenti sono autorizzati ad accettare regali di un valore complessivo non superiore a 150 euro in un anno solare. E a proposito di festeggiamenti «non si computano ai fini del raggiungimento della predetta soglia i regali d’uso fatti ai dipendenti attraverso collette tra i colleghi in occasioni di pensionamenti, matrimoni o altri eventi simili».
Corposa la parte inerente la lotta alla corruzione e ai privilegi. Un dipendente che denuncia un illecito «non può essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi sulle condizioni di lavoro». E a proposito di rischio mobbing, non si deve «creare un ambiente di lavoro intimidatorio, ostile, di isolamento o comunque discriminatorio nei confronti di singoli o gruppi di lavoratori, nè ostacolare prospettive di lavoro individuali altrui per meri motivi di competitività personale». E’ vietato infine approfittare della propria posizione per ottenere favori; nello svolgimento della libera professione, il medico non può favorire parenti, coniugi, amici o pazienti propri ma deve rispettare le liste d’attesa e le urgenze e non può prendere soldi dagli utenti. Che non vanno «orientati a rivolgersi a strutture private per interesse personale».