Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Università Veneto leader nella ricerca
Ma Verona e Iuav prendono meno soldi
PADOVA È la fonte di sostentamento principale del mondo accademico, variabile come un’altalena che ogni anno sale o scende. E che questa volta in Veneto spinge in alto solo due università su quattro. Il ministero dell’Istruzione premia Padova, Verona, Ca’ Foscari e Iuav (Venezia) con 520,6 milioni di euro: a tanto ammonta il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) assegnato ai quattro atenei, su un totale di circa 7 miliardi da spartire tra una sessantina di università statali.
Nel 2017 il Veneto aveva portato a casa 473 milioni, ma il divario non deve trarre in inganno: in realtà la cifra di quest’anno è «gonfiata» da alcune voci nuove come la quota per i dipartimenti di eccellenza, che porta in dote agli atenei del Veneto un gruzzoletto extra di circa 36 milioni. A conti fatti, l’aumento complessivo è più contenuto. E il copione (almeno in parte) ricalca quello dell’anno scorso, quando i quattro rettori veneti si erano visti ridurre l’Ffo e avevano puntato il dito contro la clausola di salvaguardia, che sottraeva una parte dei fondi agli atenei virtuosi per devolverlo a quelli del Centrosud. Il principio di sussidiarietà è rimasto e mette nuovamente i bastoni tra le ruote alla quota premiale, cioè alla porzione di Ffo che si basa su parametri come la qualità della ricerca, le strategie di internazionalizzazione e il reclutamento dei docenti: sotto il profilo della meritocrazia Padova sale da 72,6 milioni a 83,7, Verona da 23,5 a 26,4 e Ca’ Foscari da 18,6 a 23,5, mentre lo Iuav resta stabile a 5,3 milioni.
Tutto bene dunque? Non proprio. Considerando solo le tre voci principali dell’Ffo (quota base, quota premiale e quota perequativa), ci sono due atenei che salgono e altri due che scendono, seppur di poco: da un lato Padova (+4,8 milioni) e Ca’ Foscari (+1,2 milioni), dall’altro Iuav (-349 mila euro) e Verona (-103 mila euro). Insomma, per Verona e Iuav l’assegnazione complessiva scende anche se la quota premiale aumenta.
Un paradosso che lascia l’amaro in bocca all’Ateneo scaligero: «Osservo con soddisfazione - afferma il rettore Nicola Sartor - che la quota premiale del fondo a noi attribuita è aumentata per circa 3 milioni di euro, a dimostrazione della qualità della nostra attività. Purtroppo ciò si traduce solo parzialmente in un aumento nell’assegnazione complessiva per effetto delle clausole di salvaguardia, che pongono un limite alla riduzione dei fondi attribuiti agli atenei che mostrano performance meno elevate». Per Padova e Ca’ Foscari, invece, il bicchiere è mezzo pieno. Quarta in termini assoluti dietro a colossi come La Sapienza di Roma, Bologna e Federico II di Napoli, l’Università di Padova può festeggiare un primato inedito, quello nel rapporto tra quota premiale e quota storica: «Un grande risultato – afferma il rettore Rosario Rizzuto – possibile solo grazie allo sforzo collettivo di tutto l’Ateneo. Essere primi nel peso della quota premiale certifica, ancora una volta, la qualità della nostra ricerca e non solo».
Sempre ieri, Rizzuto ha festeggiato anche un altro risultato prestigioso: il Bo infatti è entrato tra le prime 250 università del Times Higher Education World University Ranking, la classifica pubblicata dall’omonimo settimanale britannico che misura la reputazione di oltre mille atenei. Tra le 43 università italiane censite, Padova si piazza al quarto posto dietro alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (153esima), alla Normale di Pisa (161esima) e all’Università di Bologna (180esima).