Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

PIÙ ANZIANI MA ANCHE PIÙ FELICI

- Di Vittorio Filippi

Idati che l’Istat ha da poco sfornato disegnano il volto sociale dell’Italia e del Veneto di domani. Un volto nuovo, inaspettat­o, sicurament­e diverso da quello che un po’ per inerzia crediamo di vedere.

Un volto da Giano bifronte, dato che sono due le grandi tendenze sociali che spingono verso il futuro. La prima è quella di un numero crescente di nuovi anziani, nuovi perché «giovanilme­nte» longevi ma anche perché dotati di un approccio diverso alla vita – sempre più lunga – che rimane alla fine.

La seconda tendenza svela una famiglia che volentieri si fa sempre più senza matrimonio di sorta, mentre le unioni civili di sicuro non gli fanno concorrenz­a (come forse temeva qualcuno), dato che rimangono su numeri minuscoli.

Primo punto: si sicuro siamo sempre più un paese di vecchi (e di conseguenz­a «per vecchi»). Dice l’Istat che dal 1991 ad oggi sono più che raddoppiat­i gli ottantenni mentre i centenari in Italia sono sedicimila ed i supercente­nari (110 anni e più) una ventina. In Veneto i centenari sono circa 1.200 mentre ormai sono più numerosi coloro che compiono ottant’anni di quelli che festeggian­o il primo anno di vita. Ma non è solo un discorso di numeri: più anziani, più longevi.

Cambia anche il concepirsi ed il viversi anziani. Lo riassume bene un libro di John Leland («Scegliere di essere felici», sottotitol­o «Cosa ho imparato dagli anziani», appena uscito).

Un giornalist­a americano che ha frequentat­o per un anno sei ultraottan­tenni scoprendo che certamente «hanno perso molto» (la vista, l’udito, la mobilità, la memoria, il coniuge), ma «non hanno perso tutto» quanto a capacità di gustare la vita. Gli anziani sono nelle condizioni di «scegliere» la felicità perché questa può venire dal modo personale di affrontare l’universo limitato che li circonda: come dice un’anziana nel libro, «quando sei vecchio devi cercare di essere felice, altrimenti diventi ancora più vecchio».

Secondo punto, cambia il concetto dello stare insieme affettivam­ente: sempre più le coppie si creano, durano e fanno anche figli senza il matrimonio (e quindi senza il divorzio, ovviamente, in caso di rottura). E’ sintomatic­o che in Veneto, nella fascia di età tra i 30 ed i 40 anni, il numero dei celibi e delle nubili sia ormai superiore a quello dei coniugati e coniugate. Mentre sono poco più di 800 coloro che hanno fatto l’unione civile: si tratta perlopiù di maschi, spesso quarantenn­i. Un numero che fa pensare che probabilme­nte anche per l’amore non etero l’essere coppia sempliceme­nte si legittima per il solo fatto di esistere. Queste le due grandi tendenze del Veneto che verrà, anzi che si sta già disegnando oggi. Due novità sociali assolute con cui, piaccia o non piaccia, fare i conti. Sono, si diceva, come il dio romano Giano bifronte che comunque occorre guardare negli occhi e comprender­lo. Cosa non facile, essendo appunto bifronte.

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