Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Felice, Marta, il figlio e le liti L’ex boss oggi

Processo al broker, emerge un ritratto privato dell’ex boss

- Zorzi

VENEZIA Le vacanze al mare, i litigi e i dissidi generazion­ali. Una famiglia come tante, se non fosse che il capo si chiama Felice Maniero, l’ex boss della mala del Brenta. Ieri in aula bunker c’erano sul banco dei testimoni Marta Bisello, compagna di vita di Maniero, e Alessandro Bisello, il figlio avuto con la sorella di Marta, Rossella, morta nel 1989.

Le vacanze al mare, i VENEZIA litigi e i dissidi generazion­ali, i rapporti frequenti o solo alle feste comandate, i figli all’estero. Una famiglia come tante, se non fosse che il capo si chiama Felice Maniero, l’ex boss della mala del Brenta. Ieri in aula bunker, dove si sta celebrando il processo a Michele Brotini, il broker toscano accusato di aver aiutato Riccardo Di Cicco, il dentista cognato di Maniero, a riciclare il «tesoro» della mala, è andato in scena uno spaccato della famiglia del boss: sul banco dei testimoni sono saliti infatti Marta Bisello, da quasi trent’anni compagna di vita di Maniero, e Alessandro Bisello, il figlio avuto con la sorella di Marta, Rossella, morta nel 1989, entrambi con il volto coperto. «Con mio padre non ho buoni rapporti da almeno dieci anni - ha raccontato Alessandro - per telefono non ci sentiamo mai e ci vediamo raramente: negli ultimi cinque anni credo non più di 2-3 volte. Non andiamo d’accordo fin da quando ero piccolo». Idem con la nonna Lucia Carrain, per anni la «cassiera» della mala. «Non ho mai avuto rapporti con lei e nemmeno con mia zia Noretta (la sorella di Maniero, ndr) - ha tagliato corto il ragazzo, che da un anno vive nel Padovano - io ho rapporti solo con mia zia Marta, mia sorella (figlia di lei e di “Faccia d’angelo”, ndr) e la famiglia di mia mamma».

Marta Bisello, che durante tutto l’interrogat­orio del pm Paola Tonini e dei difensori Marco Rocchi e Giuseppe Carugno l’ha sempre definito «il Maniero» o «il mio compagno», senza mai lasciarsi andare a un affettuoso «Felice», ha raccontato di un ex boss ormai stanco, con problemi di salute. «Negli ultimi anni sono andata qualche volta da Noretta e dalla signora Lucia, magari a Natale e Pasqua, o in vacanza nella loro casa di Marina di Pietrasant­a - ha detto A Maniero non piaceva più fare tanti chilometri e diceva a me e mia figlia che andassimo, ma lui non aveva voglia». L’ex boss per anni è stato senza patente. «L’ha ripresa 4-5 anni fa, ma non guida molto ha detto - l’ho sempre accompagna­to io». Quanto ad Alessandro, ha detto di averle fatto da mamma dopo la morte della sorella: «E’ cresciuto con noi, poi è stato a Padova, dove ha gli amici, negli ultimi dieci anni ha vissuto in Spagna».

Sui rapporti tra Di Cicco e Maniero, oggetto del processo, è stata invece vaga. Su richiesta del pm ha raccontato gli spostament­i della famiglia «sotto copertura», da Castagnole di Paese (Treviso) a Bologna, da L’Aquila a Pescara, fino a Brescia. «Di Cicco ci veniva spesso a trovarci e consegnava dei soldi a Maniero - ha ammesso - ma non ho mai saputo quanti erano, io restavo fuori». Maniero aveva raccontato di aver consegnato al cognato 33 miliardi dagli anni Ottanta, ma quest’ultimo è stato condannato solo per 11 miliardi dopo il pentimento del 1995. Di Cicco li avrebbe investiti all’estero grazie a Brotini, che però nega; nel frattempo negli ultimi anni li avrebbe pian piano restituiti. «Io stessa in un paio di occasioni sono andata da lui, che mi consegnò un pacchetto chiuso - ha detto Bisello - La seconda volta temevo che Maniero avesse ricomincia­to a delinquere, ma lui mi disse che erano soldi».

Le dichiarazi­oni dei due Bisello sono importanti per incastrare Brotini: Alessandro accompagnò Maniero a casa sua per recuperare dei soldi, che poi vennero dati alla stazione di Brescia in due tranche, la prima al figlio, la seconda alla compagna. Ma la difesa ha fatto emergere diverse contraddiz­ioni, svelando poi le intercetta­zioni tra Marta (che ha detto di non ricordarle) e la suocera quando due anni fa Maniero vuotò il sacco sul tesoro. «Me gà dito “se no te disi queo che go dito mi, te ve in gaera” - disse nell’aprile 2016 - iu me obbliga a dire ‘e robe (...) gnanca al peggior nemico no gavaria fatto una roba del genere». Brotini, che è ancora in carcere a un anno e 8 mesi dall’arresto, ha preso la parola: «Sono in questa situazione per le false dichiarazi­oni di un falso pentito - ha detto il broker - è stata una maldestra macchinazi­one contro di me».

” Il figlio Da dieci anni io e papà non andiamo d’accordo

” La compagna Una volta ho temuto fosse tornato a delinquere

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In Marta barca Bisello e Felice Maniero immortalat­i su uno yacht Ieri la donna ha testimonia­to in aula bunker

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