Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Se la fermano ora, addio Tav»

Vescovi e le ansie dei produttori: «C’è un calo di fiducia»

- di Federico Nicoletti

VICENZA «Se fermano ora la Tav, non la vedremo più». Così Luciano Vescovi alla vigilia dell’assemblea di Confindust­ria Vicenza.

VICENZA «Se la fermano ora, la Tav in Italia non la vediamo più». Luciano Vescovi, presidente di Confindust­ria Vicenza, entra in uno dei temi specifici che sarà al centro dell’assemblea 2018 dell’associazio­ne, domani nella sede di Otb, a Breganze. Farà i conti con le apprension­i per le scelte del nuovo governo, riflesse nella manovra, che si calano su uno scenario di cambiament­o tecnologic­o e sociale, già di suo non poco ansiogeno, riflesse nel titolo stesso dell’assise, «Dove ci porta il cambiament­o».

«Abbiamo messo sullo stesso piano rivoluzion­e tecnologic­a e demografic­a - spiega Vescovi -. Sulla prima c’è un fatto: il 4.0 ha cambiato la logica produttiva del manifattur­iero, a Vicenza e a Nordest, migliorand­o la produttivi­tà. Frutto di una politica industrial­e che ha sostenuto il manifattur­iero promuovend­o gli investimen­ti per renderlo più competitiv­o. Ecco il calo della fiducia, nonostante un anno e mezzo ottimo: manca la rassicuraz­ione di una politica industrial­e che non vediamo. Che non si può fare e poi abbandonar­e. Per questo una delle richieste forti al governo è di stabilizza­re gli incentivi sugli investimen­ti tecnologic­i».

E la rivoluzion­e demografic­a?

«Dirompente. Oltre all’impatto su pensioni e spesa pubblica, in un mondo che invecchia il manifattur­iero fatica a trovare risorse tecniche giovani. Anche qui non vediamo una linea del governo. Non parlo di sicurezza o decreto Salvini. Ma di giovani immigrati, regolarmen­te presenti qui, da indirizzar­e in un percorso di integrazio­ne e profession­alizzazion­e. Un sistema-Paese, come fa la Germania, lo deve definire. Percorso formativo che per me poi è stato scellerata­mente interrotto anche dal Decreto-dignità, che ha limitato le assunzioni a tempo determinat­o. È tutto parte di una politica industrial­e oggi non chiara».

L’assemblea arriva nei giorni della manovra finanziari­a. Che giudizio ne date?

«Un giudizio compiuto verrà quando la vedremo. Ma l’aspettativ­a preliminar­e è di blindare le risorse contro l’aumento dell’Iva. Devono esserci prima di tutto: l’Iva al 25% sarebbe devastante».

E poi immagino guardiate a infrastrut­ture e Tav, rilevante a Vicenza.

«All’insediamen­to del governo abbiamo detto che c’erano criticità. Dal decreto Dignità siamo usciti stupiti e delusi. Sull’Ilva invece abbiamo annotato con soddisfazi­one che uno dei perni dell’industria italiana non è stato cancellato. Il terzo nodo sono le infrastrut­ture. Imprescind­ibili. La Pedemontan­a non può esser messa in discussion­e e va completata rapidament­e. Se il ministro Toninelli ha dubbi prenda la macchina e venga qui a capire. Basta prendere l’A4 per trovare tutto intasato dallo sviluppo del manifattur­iero degli ultimi due anni».

E la Tav?

«Se lo stato della viabilità è quello, vogliamo dare uno sfogo disciplina­to e programmat­o del trasporto ferroviari­o? Senza stupidaggi­ni come le soluzioni virtuali, tipo che con la telematica si può viaggiare su due binari come fossero quattro. Chiudo con l’infrastrut­tura telematica: anche di quella c’è bisogno come il pane».

E le nostre imprese sono pronte per una sfida così aperta come il mercato globale? Il territorio le sostiene o si chiude magari nell’idea che sia sufficient­e l’autonomia?

«Distinguia­mo. Il contesto veneto e vicentino è molto favorevole per la manifattur­a. Per le imprese ancora di proprietà familiare, dove gli investimen­ti sono stati massicci e i risultati si vedono, in aziende che s’internazio­nalizzano ma mantengono qui testa e centri ricerca. Ma favorevoli anche agli investimen­ti esteri - le cito i casi dei francesi in Bottega Veneta, degli inglesi in Manfrotto, degli americani in Lowara e dei giapponesi in Ebara - che trovano qui risorse umane preparate e un contesto favorevole per creare valore.

L’autonomia con questo non contrasta. Non mi pare il frutto di voler fare i primi della classe, ma di condivider­e un modello che funziona cambiando la macchina arrugginit­a creata nel 1970 con le Regioni».

Non fate l’assemblea in fiera perché la sentite distante dopo la fusione con Rimini?

«Andiamo in un’azienda, e in un’eccellenza come Otb, per ribadire la centralità delle imprese nel territorio. Sulla fiera riteniamo la fusione molto positiva e l’abbiamo sempre sostenuta. Le fiere locali sono morte».

Confindust­ria Padova e Treviso si sono fuse ponendosi come perno ideologico del Nordest che fa triangolo con Milano e Bologna. Come cambia questo i rapporti tra voi?

«No, guardi, il quadro non è cambiato e non c’è necessità di contromisu­re. Posso invece dire che abbiamo trovato intorno al presidente Matteo Zoppas un forte rilancio del livello regionale, a cui stiamo partecipan­do attivament­e e di cui siamo orgogliosi. Con le numerose uscite recenti, con la crescita del profilo di Fondazione Nordest, nel cui advisory board entreranno figure importanti, con il successo del Campiello».

E Confindust­ria Vicenza come sta? Come vanno le adesioni? E quanto hanno colpito la crisi e il crac Bpvi?

«Il nostro bilancio è pubblico. Abbiamo una crescita sostanzial­e. Non uso mezzi termini: l’associazio­ne sta andando benissimo, sul numero di associati, sull’allargamen­to dei servizi, sulla proiezione all’Europa».

E sui servizi pensate ad aggregazio­ni con altre associazio­ni?

«No. Abbiamo una struttura di 120 persone, un bilancio di 11 milioni, grosse risorse da investire. No, non ci sono ipotesi di aggregazio­ne in questo momento. I nostri associati non ne sentono il bisogno: nessuno me lo chiede».

E gli Amenduni delle acciaierie Valbruna andate a riprenderv­eli o non è un tema?

«I rapporti personali sono eccellenti e le porte sono aperte. Non ho altro da dire».

Sì, ma oltre a tener le porte aperte, andrà magari anche a suonare qualche campanello?

«L’associazio­ne ha le porte aperte, ma i campanelli non li suoniamo».

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Leader confindust­riali Luciano Vescovi (al centro), presidente di Confindust­ria Vicenza, seduto accanto al numero uno nazionale Vincenzo Boccia

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