Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Dal Miracolo dello Schiavo agli altri tesori delle Gallerie
Un corpus di dodici tele, cuore pulsante all’Accademia
Il Miracolo dello schiavo, dipinto nel 1548, chiude la mostra alle Gallerie dell’Accademia e allo stesso tempo è la porta di ingresso all’esposizione che in contemporanea si tiene a Palazzo Ducale. È una tela di oltre quattro metri per quasi cinque e mezzo: una ricchissima scena, teatralizzata al massimo, riesce a ipnotizzare lo spettatore e a trascinarlo dentro. Nata per la sala capitolare della Scuola di San Marco, Il Miracolo dello schiavo riscrive una delle tante storie del patrono veneziano. Il corpo nudo, steso in diagonale è in primo piano, gli strumenti di tortura sono così vicini che ci sembrano a portata di mano, mentre dall’alto una figura con una veste rossa cala improvvisa dal cielo. L’incontro tra i due taglia una folla presa tra lo stupore e lo spavento, increduli uomini di ogni estrazione sociale e provenienza si muovono concitati e osservano il corpo a terra su cui nessuno strumento di tortura ha potuto nulla.
Il Miracolo è una delle 12 tele del Tintoretto che fanno parte della collezione permanente delle Gallerie. Un corpus di grande bellezza che in questo momento è al centro delle celebrazioni: tre opere sono in mostra qui per «Il giovane Tintoretto» e cinque a Palazzo Ducale; tre sono rimaste nella sala XV delle Gallerie, collocazione temporanea per via del cantiere aperto per il restauro del palazzo: si tratta de Il trafugamento di San Marco (1562-66), San Marco salva un saraceno (1562-66) e La Madonna dei tesorieri (1567). Quest’ultima partirà il marzo prossimo per Washington, tappa americana dei festeggiamenti.
Il Sogno di San Marco, infine, torna momentaneamente nel suo luogo di origine, la Scuola Grande di San Marco. Si pensa sia stato realizzato assieme al figlio Domenico: un angelo ad ali spiegate appare nella notte sopra algrande cuni uomini in barca, mentre il volto placido del santo affonda nel sonno.
Proviamo a scoprire, dunque, le altre opere. Le curatrici de «Il giovane Tintoretto» hanno scelto di esporre, oltre a Il miracolo dello schiavo, anche Il peccato originale e Caino e Abele: entrambe databili tra il 1550 e il 1553, nate per la Sala dell’Albergo della Scuola di Santissima Trinità, vedono le figure nude e illuminate muoversi in un’ambiente così drammatico che il critico Rodolfo Pallucchini aveva descritto come «nuovo senso panico della natura».
Appartiene a quello stesso ciclo della Genesi La creazione degli animali, esposto a Palazzo Ducale. Si tratta di una tela al centro di un dibattito, perché vi sono dubbi sulla autografia, ritenendola opera dei suoi collaboratori di bottega. La figura del creatore sulla destra e gli animali in cielo e nell’acqua che prendono in largo non sembrano avere infatti lo stesso tratto fluido e maestoso degli altri lavori.
Sempre al Ducale, due coppie di santi: Sant’Andrea e San Girolamo (1552) e San Giorgio, San Luigi e la Principessa (1553). E infine due lavori cristologici. La presentazione di Gesù al tempio (tra il 1550 e il 1555), destinato all’antica chiesa di S.Maria dei Crociferi, è un’altra rappresentazione fortemente teatrale, in cui una donna con un bambino quasi ruba la scena madre, mentre scende le scale e sembra voler uscire dal quadro. La deposizione del Cristo, invece, dipinto per la Chiesa di S.Maria dell’Umiltà e a lungo sottovalutato dalla critica, è stato invece riscoperto per la forza delle figure intrecciate una all’altra, come nelle sculture michelangiolesche.
Natura I soggetti biblici, da Caino e Abele, al Peccato originale, creano un potente ed inedito senso panico della natura Michelangiolesco La Deposizione del Cristo dipinto per la Chiesa dell’Umiltà svela la possenza scultorea di Tintoretto, accostato a Michelangelo