Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Il discriminato era chi seguiva le regole»
«Da parte nostra non c’è alcuna volontà di discriminare nessuno, men che meno i bambini. Il rischio, semmai, era quello di discriminare “a contrario” gli italiani e gli stranieri comunitari, costretti a produrre tutti i documenti richiesti dalla legge, mentre gli stranieri extra-comunitari potevano farne a meno».
Tutto si può dire di Sonia Brescacin, meno che sia un politico a caccia di riflettori. Eletta in consiglio regionale con la Lista Zaia dopo dieci anni da sindaco di San Vendemiano (il Comune dove risiede il governatore), si è distinta in questi anni a Palazzo Ferro Fini per una riservatezza e una parsimonia nelle esternazioni fuori dal comune. Ora si ritrova al centro delle polemiche perché la legge da cui è scaturito il caso «bonus libri» porta la sua firma. Che ne pensa delle polemiche di questi giorni?
«Le trovo immotivate e un po’ intempestive: la mia legge risale a otto mesi fa». Perché la presentò?
«Per sanare un vuoto, adeguando la legislazione regionale a quella nazionale: è il Dpr 445/2000 a prevedere che i cittadini stranieri non Ue certifichino il loro stato mediante attestazioni dei consolati, tradotti in italiano».
Ma il Dpr stabilisce il metodo, non il merito: è la sua legge che introduce l’obbligo di presentare questi documenti per accedere ai contributi.
«Molte amministrazioni segnalavano l’impossibilità per i loro uffici di verificare la veridicità dei documenti presentati dagli stranieri. Come può un piccolo Comune scoprire se una persona ha proprietà all’estero, se non esistono accordi bilaterali e banche dati? Tocca ai consolati». Le stesse difficoltà, però, le incontrano gli stranieri.
«Il Dpr norma tutte le fattispecie del caso, autocertificazioni comprese. Se c’è buona volontà, nessuno viene escluso».