Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Sputi dei compagni come «lezione» La maestra dovrà risarcire l’alunno

Usò i bambini per «educarne» uno che aveva insozzato la palestra: condannata

- Andrea Alba

La pena Sospesa tre mesi e 10 mila euro alla famiglia

VICENZA L’accusa è pesante: aveva messo in fila 22 bimbi di prima elementare per far sputare in direzione di un singolo compagno, per fargli capire che insozzare con degli sputi il pavimento della palestra era sbagliato. Il gip di Vicenza ieri ha accolto le tesi della procura, la maestra di Isola Vicentina Cristina Canevarolo, 62 anni, secondo il tribunale è colpevole di abuso di correzione. E per questo, ha sentenziat­o il giudice Barbara Maria Trenti, è stata condannata a un mese e 10 giorni di carcere (pena sospesa, Canevarolo è incensurat­a), tre mesi di sospension­e dall’insegnamen­to e diecimila euro di risarcimen­to alla famiglia del bimbo.

La vicenda è iniziata a novembre 2013, anno in cui la mamma del bambino – tutelata dall’avvocato Anna Zanini – si è rivolta ai carabinier­i. Il piccolo frequentav­a la prima elementare Palladio a Castelnovo di Isola. Un bimbo molto vivace, che almeno in un’occasione in palestra aveva sputato a terra. La maestra Canevarolo, difesa inizialmen­te dall’avvocato Michele Grigenti e poi dal legale Antonio Marchesini, per fargli capire la gravità e la maleducazi­one di quanto aveva fatto, aveva messo i compagni in fila a fare lo stesso gesto verso di lui. La maestra poi aveva dichiarato agli inquirenti che si era trattato di un gioco e che in realtà nessun bambino aveva veramente sputato. Una tesi sostenuta anche da una perizia fatta eseguire dall’avvocato Grigenti, che ipotizzava appunto per il gesto dei bimbi in fila una sorta di gioco a valenza educativa, con una tecnica detta «role playing» per il quale il soggetto che deve apprendere viene sottoposto a simulazion­i che ribaltano la prospettiv­a. La tesi della difesa aveva convinto il pubblico ministero Paolo Fietta, che aveva chiesto l’archiviazi­one; il gip Massimo Gerace ha invece accolto l’opposizion­e dell’avvocato Zanini chiedendo l’imputazion­e coatta.

Nel processo con rito abbreviato, concluso ieri, la maestra è stata condannata. «È una sentenza corretta, qui non c’era un gesto con intenti educativi ma una punizione, tanto che il pubblico ministero Angelo Parisi aveva chiesto tre mesi di carcere – dichiara Zanini – si tenga presente che il bambino vittima della vicenda in quei mesi attraversa­va un periodo molto brutto in casa. E il piccolo, forse, manifestav­a con quei comportame­nti il suo malessere». Del tutto opposta la posizione dell’avvocato Marchesini: «Confidavam­o che anche in questa sede venisse avallata la conclusion­e del pm Fietta, che ha svolto le indagini e chiesto l’archiviazi­one. Deve essere chiaro che la signora non si è mai mossa con l’intento di abusare dei mezzi di correzione. Nei mesi successivi era diventato meno complicato insegnare a quel bimbo, non aveva riportato traumi. E la maestra Canevarolo ha ottenuto solidariet­à sia da colleghi che da genitori di altri bimbi, di quella classe e di altre».

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