Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’algoritmo della memoria alla Fondazione Cini
Il progetto della Fondazione Cini «ARCHiVe» per digitalizzare i documenti dei sette istituti
Tecnologie Libretti d’opera, lettere, quadri: un algoritmo permetterà ricerche avanzate
Oltre 1500 disegni dall’archivio Vinicio Vianello, celebre pittore e designer veneziano, fatti rivivere su schermo. Libretti d’opera appartenenti al Fondo Ulderico Rolandi dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Cini, scansionati pagina per pagina, salvati dal degrado temporale e consultabili in forma digitale. E ancora: documenti dall’archivio Tiziano Terzani scannerizzati con un sistema reinventato, per ridurre i costi e massimizzare la qualità. Sono alcuni esempi di quanto da maggio la Fondazione Giorgio Cini, presieduta da Giovanni Bazoli, segretario generale Pasquale Gagliardi, sta portando avanti con il progetto «ARCHiVe, Analisi e Archiviazione del Patrimonio Culturale di Venezia».
In collaborazione con Factum Foundation for Digital Technology in Conservation and Digital Humanities e il Politecnico Federale di Losanna, la Fondazione intende creare un nuovo centro sull’Isola di San Giorgio dedicato alla tecnologia e alla conservazione digitale del suo vastissimo patrimonio culturale. È un patrimonio estremamente vario, difficilmente quantificabile, diviso in sette istituti differenti, ognuno con un proprio archivio. Il numero maggiore di documenti è sicuramente costituito dalla fototeca: 1,2 milioni di fotografie, che se messe in fila una dopo l’altra formerebbero 15 chilometri di lunghezza. «Il nostro obiettivo è unire tecnologia e sostenibilità - commenta Andrea Barbon, responsabile dei sistemi informativi della Fondazione Cini il continente analogico e quello digitale devono essere uniti, altrimenti gran parte dei documenti andranno persi. Così facendo, garantiremo l’integrità dei documenti stessi e li renderemo facilmente rintracciabili, in modo che non vengano mai persi. Studiosi e non solo potranno avere accesso all’archivio, con un servizio più efficiente e meno costoso e di conseguenza sostenibile». È stato infatti sviluppato un algoritmo, con precisione molto elevata, che è in grado di trovare all’interno di un manoscritto digitalizzato nomi o parole chiave. In questo modo, non sarà più necessario dover entrare in contatto con il documento e la consultazione sarà più veloce e semplice. «La difficoltà sta anche nel gestire e raccogliere dati con risorse non milionarie: la sfida del centro è quella di digitalizzare tenendo contro della variabile tempo, sviluppando tecnologie di qualità elevata spendendo il meno possibile - specifica Barbon - il patrimonio culturale è una grande risorsa e noi vogliamo dare alle future generazioni strumenti nuovi e funzionali per poter conservare e dare accesso alle testimonianze del passato: in tre mesi di lavoro, da giugno ad agosto, abbiamo già raccolto 20 terabyte di dati».
Così la memoria collettiva rivive nel mondo digitale, pronta per essere riscoperta e fruita da un sempre maggior numero di persone.Tre sono dunque le principali attività del centro: formazione, soprattutto rivolta ai giovani delle università veneziane, ricerca e digitalizzazione. Ci sono attualmente 13 borsisti e in più, ogni anno, vengono scelti dai sei agli otto volontari tramite il servizio civile, tutti impiegati nel centro ARCHiVe. Uno dei primi progetti realizzati dal centro, durante la mostra «Homo Faber», riguarda la digitalizzazione di un dittico di Paolo Veronese, di proprietà delle Gallerie dell’Accademia, scansionato prima, durante e dopo il restauro, con uno speciale scanner 3D. Il sistema è stato infatti in grado di ricostruire le fasi del restauro, evidenziando le modifiche apportate monitorando la superficie del dipinto, tramite un browser «multilayer» che funge da microscopio digitale. Per ulteriori informazioni, www.cini.it