Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Crollano i prezzi del legno alberi sul mercato a 20 euro
L’ecosistema Strage dei boschi, gli effetti e i problemi aperti
BELLUNO La furia della natura ha infierito anche su stessa, lasciando dietro di sè la strage degli alberi: un milione e 200mila esemplari abbattuti nel Triveneto — la maggioranza nel Veneto — da raffiche di vento a 192 chilometri orari. E ora, cosa fare del cimitero degli alberi di Natale (si tratta soprattutto di abeti rossi)? «Lasciarli lì non si può — spiega Silvano Eicher Clere, presidente della Regola di Costalta, insieme alle altre tre afferenti al Comune di San Pietro una delle più danneggiate —. A maggio torneranno i parassiti del legno e quindi le piante a terra sono destinate a deperire e poi quest’enorme distesa di legno con il caldo si seccherà e diventerà una sorta di grande cerino, a rischio di innescare un incendio di proporzioni apocalittiche. Siamo in contatto con il ministero dell’Ambiente: l’unica soluzione è che sia il governo a prendere in mano la situazione, con un commissario per l’emergenza delegato a predisporre e coordinare un piano di interventi. La prima operazione da fare — continua Eicher Clere — è concederci la deroga ai tanti vincoli ambientali imposti sulla Val Visdende. Fino a tre giorni fa non si poteva ancora avviare alcun movimento terra, ma se vogliamo spostare le piante crollate dobbiamo creare piste interrate. E anche posizionare delle teleferiche, però è vietato agire sullo spazio aereo. Insomma, bisogna che Roma ci dia carta bianca, sennò resta tutto fermo. Solo nel nostro territorio abbiamo stimato, per difetto, 100mila metri cubi di bosco devastato. Nella regione saranno almeno 500mila, dato che un albero occupa da 1 a 3 metri cubi».
«Lo scenario è impressionante — ha dichiarato il veneto Franco Manzato, sottosegretario all’Agricoltura, sabato in sopralluogo in Val Visdende — parleremo con il governo degli aiuti da garantire, del trasferimento del legname, della mobilità, delle
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Le Regole Prima del disastro i nostri abeti rossi valevano 150 euro a metro cubo, ora anche 0
agevolazioni fiscali affinché le aziende possano tornare ad essere competitive nel più breve tempo possibile, e della sospensione temporanea delle leggi ambientali, per garantire sicurezza. Occorre liberare i sindaci dalla burocrazia, perché possano effettuare gli interventi di sistemazione necessari al ritorno alla quotidianità». L’altro grosso problema sono le perdite economiche. «Per almeno trent’anni non potremo più tagliare le piante e vendere legname — avverte il presidente della Regola di Costalta — accuseremo danni per milioni di euro, visto che i nostri abeti rossi, e anche bianchi, erano pregiati. Due giorni prima del disastro all’asta valevano 150 euro al metro cubo, adesso potrebbero essere valutati da 60 a 20 ma anche zero euro. Scatterà infatti la speculazione edilizia, le segherie austriache aspettano di vederci alle strette. I tronchi danneggiati e i rami saranno invece destinati agli impianti di biomasse, che pagano in genere 3 euro al quintale, ma adesso chissà».
Proprio oggi nel Bellunese arriverà un aspirante compratore da Lienz, per accaparrarsi più legname possibile a un prezzo stracciato. «Probabilmente la metà potrà essere venduta — ragiona Alberto Colleselli, generale della Forestale — ma prima bisognerà portare i tronchi su strada con i camion e l’operazione rischia di costare più di quanto frutterà la vendita del legname. La spesa è molto alta perché sono tutte piante a terra, una sopra l’altra, quindi non danno reddito. La Regione dovrebbe concedere incentivi ai proprietari dei boschi (per il 60% sono Comuni, Demanio, Comunità montane e Regole, il resto sono privati, ndr) e alle aziende venete disposte a rimuoverli. Ma prima di spostarli va appurato che non si tratti di alberi di protezione, sotto i quali ci sono centri abitati e strade. Trasferendoli, complice l’erosione, si rischiano frane e la caduta di massi, in inverno di valanghe. E’ dunque indispensabile posizionare i paramassi e poi ripulire i boschi, anche per ripristinare la sicurezza idrogeologica». A tale scopo il suggerimento alla Regione è di assumere a tempo determinato altri operai forestali da affiancare agli attuali 500.
Le realtà più piccole hanno invece deciso di regalare il proprio legname. «Lo metteremo a disposizione dei cittadini che ne hanno bisogno, per uso domestico — rivela Paolo Vendramini, presidente dell’Unione Montana Bellunese — cioè per scaldarsi».
Solidarietà che il popolo della montagna riserva anche agli animali rimasti senza casa, lasciando cibo in spazi attigui alle abitazioni. «Sono in difficoltà scoiattoli, cerbiatti e cervi — conferma Colleselli — io stesso ho lasciato loro le porte aperte del mio orto e in questi giorni vengono a mangiare. I cerbiatti sono impauriti, spaesati, tanti branchi sono stati decimati. Si sono invece salvati camosci e stambecchi, perchè vivono più in alto. Faremo presto una ricognizione degli esemplari rimasti». L’Enpa (Ente protezione animali) nazionale ha invece scritto a Zaia perchè chiuda definitivamente la stagione venatoria. «Preoccupa anche l’avifauna, che si ritrova senza siti di nidificazione — avverte Filippo Camerlenghi, presidente nazionale delle Guide ambientali escursionistiche italiane —. Le foreste, le rive dei laghi, le montagne per il turismo sostenibile verde corrispondono a piazza San Marco, al Colosseo e agli Uffizi. Bisogna ricostruire, preservare: queste zone sono un inno alla vita».
Preoccupati i geologi. «L’ecatombe di copertura boschiva espone vasti versanti alla potenziale instabilità — nota Tatiana Bartolomei, presidente dell’Ordine dei Geologi del Veneto — aumenta il pericolo in aree finora stabili, che potrà essere valutato solo dopo la rimozione del legname. L’arrivo dell’inverno non aiuterà l’operazione e in primavera lo scioglimento della neve e nuove precipitazioni si sommeranno nell’imbibizione dei terreni superficiali, che non avranno più l’aiuto del bosco e quindi potranno innescarsi fenomeni più o meno profondi».
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La Forestale Il problema è che portarli su strada con i camion rischia di costare più dell’introito
” Comunità Montane Noi regaleremo il poco legname utile ai cittadini per scaldarsi