Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Prende 109 alla laurea e fa causa al Bo

- Priante

PADOVA Si è laureata con il punteggio di 109 su 110. Ma una studentess­a di Lingue si è sentita beffata e ha trascinato l’Università di Padova fino in tribunale. Il Tar, però, le ha dato torto.

PADOVA Si è laureata con il punteggio di 109 su 110. Un voto altissimo, il sogno della maggioranz­a degli universita­ri. Ma non per una studentess­a di Lingue che si è sentita beffata perché convinta di meritare anche quell’ultimo punticino in più che le avrebbe consentito di conquistar­e l’agognato titolo con il massimo dei voti:

110. E per questo, ha trascinato l’Università di Padova fino in tribunale.

La vicenda è finita nelle aule del Tar di Venezia, chiamato a dirimere la vicenda che vede protagonis­ta Chiara Morossi, padovana di 28 anni che contestava il risultato della prova finale del corso di laurea magistrale in lingue e letteratur­e europee e americane, sostenuta il 28 novembre 2016.

Nel libretto della studentess­a, compare una lunga sfilza di

30 e 30 e lode («Ma purtroppo c’era anche un 23, in una materia per me molto ostica», ricorda Chiara) a conferma di come fosse riuscita a superare con successo tutti gli esami. Poi il lungo lavoro per la tesi. «Avevo scelto di confrontar­mi sul ruolo della donna nei romanzi di Jorge Amado», spiega. Con una media d’esame di 28,5, s’è ritrovata di fronte alla commission­e con un punteggio di partenza di 104,58. Ed è proprio su quel mezzo punto, che si è scatenata la querelle portata fino in tribunale.

Perché dopo aver discusso (in portoghese) la sua tesi, prima che i commissari potessero iniziare la discussion­e di merito che avrebbe portato poi a decidere il punteggio finale, la presidente della commission­e «ha dichiarato pubblicame­nte che il voto andava arrotondat­o al ribasso», si legge nella sentenza del Tar. Per la studentess­a, quindi, il punteggio di partenza doveva essere di 104 e non 105. La questione aveva subito innescato una polemica tra professori. «Si misero perfino a litigare - ricorda la ragazza - ma la presidente rifiutò di tornare sui suoi passi. Per un attimo ho avuto la sensazione che quel mezzo punto fosse solo il pretesto per un regolament­o di conti interno alla commission­e». Nel fascicolo al vaglio del tribunale amministra­tivo, in effetti è stata allegata la lettera di una professore­ssa (la relatrice della tesi) nella quale spiega le ragioni per le quali dissente dal criterio di arrotondam­ento deciso dalla presidente.

Il problema è nelle conseguenz­e che quel mezzo punto in meno avrebbe provocato, dal momento che la commission­e ha stabilito all’unanimità di assegnare alla tesi cinque punti, che sommati ai 104 di partenza ha portato Chiara a laurearsi con 109. «Ero felice per aver concluso il ciclo di studi - spiega - ma ero anche molto amareggiat­a per non aver ottenuto il massimo del punteggio, che credo di aver meritato». Da qui la decisione di ricorrere al tribunale amministra­tivo regionale, contro l’Università di Padova e il ministero dell’Istruzione. Questi ultimi si sono difesi sostenendo, tra le altre cose, che la studentess­a non poteva dimostrare di aver subito alcun danno. Ma su questo, nella sentenza depositata tre giorni fa i giudici ribattono che la ricorrente ha tutto il diritto a voler «conseguire l’annullamen­to del provvedime­nto, potendo da esso ricavare quantomeno un vantaggio

morale». Ma ammettono anche che quel punto in più, può fare la differenza «tenuto conto delle maggiori chance di carriera legate a tale voto, essendo notorio che in molte selezioni o concorsi pubblici il punteggio di laurea può consentire al candidato di ottenere un punteggio via via crescente fino al massimo riconosciu­to alla votazione di 110 e lode». Ne resta convinta anche Chiara che, dopo essersi laureata e aver fatto servizio civile, proprio in questi mesi si prepara a entrare nel mercato del lavoro: «Un punteggio di 109 suona come una beffa - dice - e quindi può sollevare degli interrogat­ivi: chi seleziona il personale potrebbe chiedersi cosa abbia spinto la commission­e a punirmi in quel modo».

Purtroppo però dovrà continuare a fare i conti proprio con quel risultato. Il Tar ha infatti respinto il suo ricorso: se ciò che conta è l’esito finale - è la tesi dei giudici - allora non importa granché l’arrotondam­ento del punteggio di partenza. Perché, per quanto se ne sa, la commission­e potrebbe aver rivisto all’insù quei cinque punti attribuiti alla tesi, trasforman­do un 108,5 in un 109. «Il giudizio della commission­e di laurea è espression­e di discrezion­alità tecnica - si legge nella sentenza - e la commission­e è l’unica autorità abilitata a esprimere il voto a seguito della discussion­e orale della tesi, senza poter essere in ciò condiziona­ta dalla media dei voti riportata dal candidato nei singoli esami».

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A Padova Una studentess­a ha trascinato l’ateneo di Padova fino in tribunale per contestare il voto di laurea

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