Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Un fatto molto grave, così la Chiesa rischia di perdere la sfida culturale»

- Ma. Bo.

«Mi si stringe il cuore, sono vicino ai colleghi in difficoltà. E con stupore mi chiedo: davvero non ci rendiamo conto che la Chiesa mai come in questo momento dovrebbe sostenere le sue iniziative culturali? Non sentiamo questa necessità, questa urgenza? Io credo sia per noi una responsabi­lità etica, legata al nostro dovere di evangelizz­are. La vera sfida, per la Chiesa, oggi è quella culturale».

Padre Giulio Albanese, missionari­o comboniano e giornalist­a vincitore di molti premi, dal Saint Vincent al Premiolino, ha la voce sinceramen­te incrinata. Da molti anni collabora con il Messaggero di Sant’Antonio, «una redazione di altissimo profilo, come ne ho incontrare poche nel mondo, capace di formare generazion­i di ottimi giornalist­i».

Ma che pure, dopo 128 anni, chiuderà i battenti.

«Conosco bene la crisi del mercato editoriale, in passato anch’io ho incontrato questo tipo di difficoltà: l’agenzia Misna, che fondai nel 1997, ha fatto la stessa fine nel 2015. Ma ciò che sta accadendo è molto grave, ho una brutta sensazione e lo dico guardando proprio al contesto ecclesiale. Ci siamo forse scordati che qualche anno fa (nel 2014, ndr) ha chiuso anche Popoli, la rivista dei gesuiti?».

La Chiesa non ha più le risorse per sostenere i suoi giornali?

«Mannò, le risorse ci sono, ci sono. Ma è chiaro che serve un salto di qualità: i giornali non possono più essere considerat­i solo un veicolo per fidelizzar­e i benefattor­i, intento pur giusto e condivisib­ile, servono profession­alità e la capacità di coniugare carta e multimedia­lità. Insomma, in una parola, occorrono investimen­ti».

Non è che pure la Chiesa, oggi, preferisca veicolare il suo messaggio attraverso la Rete e i social network?

«No, assolutame­nte, non avrebbe senso perché la carta continua ad avere un suo mercato, certo ristretto rispetto ad un tempo, ma comunque importante sul piano economico e soprattutt­o significat­ivo sul piano culturale, che è ciò che più mi interessa».

Mai come in questo momento la Chiesa dovrebbe sostenere le sue iniziative culturali

Perché?

«Perché, ripeto quanto le dicevo all’inizio, nei tempi in cui viviamo abbiamo la necessità e di più, il dovere, di spingere alla riflession­e, far ragionare, indurre a pensare. La sfida cultura è la sfida. Ma come pensiamo di combatterl­a se rendiamo via via sempre più flebile la nostra voce?».

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