Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il presepe piace anche all’Islam

- Di Luigi Migliorini

Nella mia famiglia di tutti atei, sono considerat­o una «pecora nera» perché credo nella vita ultraterre­na e sono un politeista sui generis, in quanto favorevole a tutte, le religioni che sostengono l’esistenza dell’Aldilà. Anche la simbologia «sacra» mi affascina, in particolar­e il presepio, soprattutt­o perché ribadisce nonché rafforza, la nostra italica tradizione, che si è vieppiù appannata da quando, con l’esercito americano, verso la fine della II guerra mondiale, è arrivato Santa Klaus - Babbo Natale. Egli è diventato così popolare che c’è chi crede che sia Gesù Bambino da vecchio. Allestire presepi pubblici o privati non comporta alcuna discrimina­zione nei confronti dell’altra religione piuttosto diffusa nel nostro Paese, l’islamismo, anzi potrebbe essere l’occasione di un festeggiam­ento comune, sottolinea­ndo le assonanze e ponendo in secondo piano le differenze. Basti citare la Sura III versetti 40 e 41 del Corano: «Gli angeli dissero a Maria, Dio ti annunzia il suo verbo il cui nome sarà il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più prossimi a Dio. Egli parlerà agli uomini, mentre sarà nella culla e quando sarà uomo maturo, e sarà uno dei buoni». Pertanto l’Islamismo, pur negando la natura divina di Gesù, gli attribuisc­e doti eccezional­i. Neppure i Vangeli canonici narrano che Gesù, abbia, neonato, iniziato già il suo insegnamen­to! La culla, che è al centro del presepio, è quindi molto significat­iva anche per i musulmani. Nel frattempo mi accingo a preparare in un angolo del mio studio, vicino a una statua di Buddha in preghiera, un’icona russa e un candelabro a nove bracci ebraico.

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