Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
COSA SA ESSERE LO SPORT
Vale la pena di farsi una domanda, a cui rispondere con onestà: di cosa hai bisogno, se non di qualcosa che ti scaldi il cuore? Di un segnale, forte e chiaro. Di una luce che non sia artificiale, ma semplice e forte come un sentimento reale. Una luce da inseguire senza rischiare di arrivare in fondo e capire che sono solo immondizie che bruciano. Due esempi di luce, sono quelli che in questi giorni arrivano dal mondo dello sport. Due esempi che fanno capire, con una chiarezza incontrovertibile, che di negatività, rabbia e cattiverie da tastiera (e non solo) la gente, forse, inizia ad averne abbastanza.
Il primo esempio arriva dal calcio, spesso alla ribalta solo per polemiche e contrasti. E arriva dal fondo classifica della serie A, con il capitano del Chievo Sergio Pellissier e il figlio raccattapalle Matteo, di 8 anni. Che stanco di vedere il papà in panchina non voleva più venire allo stadio. «Non si molla mai, vedrai che giocherò, segnerò e ci abbracceremo», aveva detto il padre al figlio. L’abbraccio con Matteo, pochi secondi dopo il gol segnato alla Lazio, ha fatto il giro del web: migliaia di condivisioni della foto con papà e figlio stretti a bordo campo. Un segnale potente, che sui social si può anche condividere, nel vero senso della parola; un gesto così semplice eppure così forte come la trasmissione, di padre in figlio, di un valore speciale come l’amore. Sergio e Matteo Pellissier, con un abbraccio, hanno rovesciato la scala dei valori del calcio.
VERONA Ancora una volta, la quarta dall’inizio dell’anno, gli affari della famiglia Diesi finiscono sotto la lente della Prefettura di Verona. «Possibile veicolo di interessi legati alla criminalità organizzata»: per la società «Bar Portico» è scattata l’interdittiva antimafia. La società, con sede a Legnago, risulta specializzata nella costruzione, vendita e gestione di locali pubblici per ristorazione e intrattenimento, ma anche nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di alimentari. Ed è stato proprio un tentato affare con un’amministrazione pubblica fuori provincia a far avviare gli accertamenti dell’Ufficio antimafia, con la collaborazione del Tavolo di supporto integrato delle forze di polizia.
Il titolare della ditta è Giuseppe Diesi, palermitano già ritenuto tra i soci più o meno occulti delle tre aziende colpite da altrettante interdittive nell’ultimo anno: la «Veneta Autotrasporti srl», la «Sg Petroli srl» e la «Ecotech srl». In primavera lo stop aveva interessato le prime due. «Il coinvolgimento del Diesi, attraverso una fitta rete di rapporti familiari e cointeressi in varie società, riporta ad ambiti di criminalità organizzata riferibili alle consorterie mafiose dei Cascio di Roccamena (Palermo, ndr) e dei Maniscalco di Cattolica Eraclea (Agrigento, ndr)», dice la prefettura. Ma la famiglia palermitana inserita da anni tra la Bassa Veronese e Rovigo è ritenuta vicino anche alla ‘ndrangheta, per i rapporti con la «Giglio srl», destinataria di una misura interdittiva della prefettura di Crotone.«Altro ambito malavitoso di riferimento è quello della cosca Grande Aracri di Cutro e operante in Emilia». Assetti che hanno portato il prefetto Salvatore Mulas a emettere la sua 17esima interdittiva sulla base di «rischi di condizionamento da parte della criminalità organizzata».