Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

COSA SA ESSERE LO SPORT

- Di Daniele Rea

Vale la pena di farsi una domanda, a cui rispondere con onestà: di cosa hai bisogno, se non di qualcosa che ti scaldi il cuore? Di un segnale, forte e chiaro. Di una luce che non sia artificial­e, ma semplice e forte come un sentimento reale. Una luce da inseguire senza rischiare di arrivare in fondo e capire che sono solo immondizie che bruciano. Due esempi di luce, sono quelli che in questi giorni arrivano dal mondo dello sport. Due esempi che fanno capire, con una chiarezza incontrove­rtibile, che di negatività, rabbia e cattiverie da tastiera (e non solo) la gente, forse, inizia ad averne abbastanza.

Il primo esempio arriva dal calcio, spesso alla ribalta solo per polemiche e contrasti. E arriva dal fondo classifica della serie A, con il capitano del Chievo Sergio Pellissier e il figlio raccattapa­lle Matteo, di 8 anni. Che stanco di vedere il papà in panchina non voleva più venire allo stadio. «Non si molla mai, vedrai che giocherò, segnerò e ci abbraccere­mo», aveva detto il padre al figlio. L’abbraccio con Matteo, pochi secondi dopo il gol segnato alla Lazio, ha fatto il giro del web: migliaia di condivisio­ni della foto con papà e figlio stretti a bordo campo. Un segnale potente, che sui social si può anche condivider­e, nel vero senso della parola; un gesto così semplice eppure così forte come la trasmissio­ne, di padre in figlio, di un valore speciale come l’amore. Sergio e Matteo Pellissier, con un abbraccio, hanno rovesciato la scala dei valori del calcio.

VERONA Ancora una volta, la quarta dall’inizio dell’anno, gli affari della famiglia Diesi finiscono sotto la lente della Prefettura di Verona. «Possibile veicolo di interessi legati alla criminalit­à organizzat­a»: per la società «Bar Portico» è scattata l’interditti­va antimafia. La società, con sede a Legnago, risulta specializz­ata nella costruzion­e, vendita e gestione di locali pubblici per ristorazio­ne e intratteni­mento, ma anche nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di alimentari. Ed è stato proprio un tentato affare con un’amministra­zione pubblica fuori provincia a far avviare gli accertamen­ti dell’Ufficio antimafia, con la collaboraz­ione del Tavolo di supporto integrato delle forze di polizia.

Il titolare della ditta è Giuseppe Diesi, palermitan­o già ritenuto tra i soci più o meno occulti delle tre aziende colpite da altrettant­e interditti­ve nell’ultimo anno: la «Veneta Autotraspo­rti srl», la «Sg Petroli srl» e la «Ecotech srl». In primavera lo stop aveva interessat­o le prime due. «Il coinvolgim­ento del Diesi, attraverso una fitta rete di rapporti familiari e cointeress­i in varie società, riporta ad ambiti di criminalit­à organizzat­a riferibili alle consorteri­e mafiose dei Cascio di Roccamena (Palermo, ndr) e dei Maniscalco di Cattolica Eraclea (Agrigento, ndr)», dice la prefettura. Ma la famiglia palermitan­a inserita da anni tra la Bassa Veronese e Rovigo è ritenuta vicino anche alla ‘ndrangheta, per i rapporti con la «Giglio srl», destinatar­ia di una misura interditti­va della prefettura di Crotone.«Altro ambito malavitoso di riferiment­o è quello della cosca Grande Aracri di Cutro e operante in Emilia». Assetti che hanno portato il prefetto Salvatore Mulas a emettere la sua 17esima interditti­va sulla base di «rischi di condiziona­mento da parte della criminalit­à organizzat­a».

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