Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Viaggio tra i piccoli editori a Nordest: qualità e bellezza
con Berra, da Cornuda ci spostiamo di qualche chilometro a ovest, tra Marostica e Vicenza. Dove è sorta in questi anni Ronzani Editore. Nata dalla passione viscerale di un mezzo avvocato e mezzo tipografo quale è Beppe Càntele, in meno di tre anni ha sfornato decine di titoli con una vocazione speciale alla diversità: rare le copertine che seguono uno standard grafico unico, ottime le carte, curatissimi i caratteri, progetto ad hoc per ciascun volume, che siano i Sillabari veneti di Parise illustrati da Giosetta Fioroni o i disegni di Pasolini su Il treno del buon appetito di Naldini.
Càntele - che di questo ha parlato venerdì a Cortina, al convegno organizzato da Una Montagna di Libri - ne è convinto e ci scherza pure: «Cerchiamo di fare libri belli per una missione professionale e commerciale: la concorrenza per i libri brutti è spietata». Sul palco a Cortina con lui c’era un illustratore, Roberto Abbiati, che proprio per una casa editrice del Nordest - Keller di Rovereto - ha realizzato una cosa visionaria: un’edizione del Moby Dick di Melville in formato di romanzo a disegni, senza testo, in 135 tavole sontuose, stampate su carta di qualità. Sempre correndo sulla nostra mappa ideale, dal Trentino scendiamo a Verona e incontriamo L’Iguana Editrice, casa editrice tutta al femminile con una sua identità ben delineata; ma è di Verona anche Riccardo Bello Romani, tra i soci di Lazy Dog, raffinata editrice d’arte e non solo, con sede tra Milano e la città scaligera, che orgogliosamente proclama: «Crediamo nei libri, nella loro fisicità, sensualità, autorità e bellezza. Amiamo l’odore dell’inchiostro e la tattilità della carta». Quasi un manifesto politico. Va segnalata Ediciclo editore di Portogruaro, che in questi anni si è fatta notare per il nuovo taglio grafico affidato a giovani illustratori, e per le copertine in carta usomano, senza patine; mentre a Belluno continua la sua opera ormai trentennale Colophonarte di Egidio Fiorin. Ma resta la domanda: perché tutto questo? Qual è la scintilla fondamentale, l’innesco della piccola rivoluzione dei libri che abbiamo descritto? Una chiave la dà Berra: ed è una sorpresa, il sigillo davvero illuminista di questa storia. «In un certo senso la rinascita è figlia della rivoluzione digitale. Sì, avete capito bene. E’ vero che gli strumenti antichi della stampa, i caratteri mobili, le presse, hanno subito un tracollo con l’avvento del digitale. Ma è anche vero che la carta, anzichè scomparire, è cambiata. In meglio. Se n’è andata la carta effimera, come gli estratti conto e le parcelle, per fortuna sostituiti dai pdf. E’ rimasta la carta “buona”».