Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ghiotto, ennesimo processo per truffa
Vicenza, il raggiro su un carico di pellami sarebbe da oltre 30mila euro
VICENZA Ancora un processo da affrontare per il faccendiere Andrea Ghiotto, da giugno in carcere per scontare oltre sei anni di reclusione. Questa volta deve rispondere di una truffa che riguarda un carico di pellami da oltre 30mila euro. E non è l’unica truffa che avrebbe tentato dell’estate
2017. Ghiotto è accusato anche di aver intestato l’auto ad una ditta per evitare che gliela confiscassero visto che aveva un debito con l’Erario da oltre
45mila euro.
VICENZA Ancora un processo da affrontare per il faccendiere Andrea Ghiotto, da giugno in carcere a Vicenza, dove dovrà scontare oltre sei anni. Questa volta il 47enne di Zermeghedo deve rispondere di una truffa che riguarda un carico di pellami da oltre 30mila euro (in cui sono coinvolte altre tre persone). E non è l’unica truffa del genere che il re delle frodi fiscali avrebbe fatto o comunque tentato nell’estate del 2017 stando alle contestazioni avanzate dalla procura. E poi, visto che il lupo perde il pelo ma non il vizio, Ghiotto è accusato anche di aver intestato l’auto ad una ditta (ora è indagato il titolare) per evitare che gliela confiscassero visto che aveva un debito con l’Erario da oltre 45mila euro.
Mentre in tribunale a Vicenza si stanno svolgendo ancora una serie di processi che riguardano l’evasore totale per eccellenza, ecco che spuntano altri procedimenti a suo carico. Come se, nonostante i vari guai con la giustizia, Ghiotto non avesse mai smesso di sconfinare nell’illegale. Ingegnandosi ogni volta con metodi diversi. Quindi non solo evasione fiscale, fatture gonfiate e false sponsorizzazioni, usure ed estorsioni, ma anche truffe.
Le più recenti, che emergono ora, nel settore concia. Già nota quella che avrebbe tentato con un complice e che risale a luglio 2017: al centro un carico di pellame da oltre
50mila euro che sarebbe riuscito a dirottare in un magazzino di Montebello Vicentino. Ora si scopre che poco prima, a giugno 2017, Ghiotto ne avrebbe messo a segno un’altra (riuscita), tra Arzignano e Zermeghedo. Truffa di cui potrebbe rispondere presto in aula, visto che il pm Maria Elena Pinna ha chiuso le indagini preliminari e potrebbe chiedere presto il processo per lui e gli altri quattro indagati, con accuse a vario titolo. Ghiotto, per riuscire nella truffa, avrebbe avuto come complice Renzo Biasiolo,
65enne di Arzignano, già finito in passato nella grossa inchiesta «Amici per la pelle» portata avanti dalla guardia di finanza sulle fatture false nel mondo della concia. Secondo l’accusa i due, facendo credere di operare per conto della Az-Nova, società proprietaria di un carico di pelli da oltre
30mila euro, e di dover trasferire altrove il carico, hanno fatto in modo che la ditta che lo aveva in custodia, autorizzasse il prelievo. E Ghiotto e Biasiolo (avvocati Lucio Zarantonello e Michele Grigenti) avrebbero saputo già dove piazzare la merce, per lo più ad un prezzo super vantaggioso, fuori mercato. Tanto che ora chi ha acquistata le pelli da loro, per 16.500 euro, «in contanti e senza alcuna documentazione contabile», quindi «in nero», si ritrova indagato per ricettazione: si tratta di Carlo Robinelli e Arianna Lazzari, collaboratore e amministratore della Ellea srl di Zermeghedo, difesi dall’avvocato Anna Silvia Zanini. Per l’accusa avrebbero saputo, da operatori del settore, da dove arrivava quella merce, anche per il prezzo super scontato.
A finire nei guai anche una quinta persona, Francesco Guidolin, 52enne di Arzignano, in qualità di amministratore della M.Z. Trading srl. Avrebbe intestato l’auto di cui «Ghiotto faceva un utilizzo esclusivo», una vettura da settemila euro, alla sua società. Avrebbe consegnato l’auto a Ghiotto il 22 giugno a Montecchio Maggiore. Un «piacere» per permettergli di non pagare le tasse che con interessi e sanzioni erano arrivate a 45mila euro, come da cartella di Equitalia.