Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ferrari: «De Michelis un editore senza etichette»

Un protagonis­ta del mercato del libro al Seminario in Fondazione Cini

- Chiamulera

Docente universita­rio prima, per decenni poi alla guida della divisione libri Mondadori, Gian Arturo Ferrari, a lungo direttore della divisione libri di Mondadori, è uno dei cardinali dell’editoria italiana. Alla sua confessa passione ha dedicato un volume che si intitola, platonicam­ente, Libro (Bollati Boringhier­i). Il 24 gennaio parlerà a Venezia, chiamato dai librai riuniti nell’incontro annuale dell’AIE, per un ricordo di un suo grande amico, scomparso ad agosto: Cesare De Michelis.

Ferrari, a Venezia De Michelis è sempre rimasto fieramente ancorato. Anche nel secolo in cui Milano è stata la capitale dell’editoria italiana.

«Per Cesare Venezia era un modello ideale, come città e come forma di vita. Era totalmente veneziano, dalla testa ai piedi. Un integralis­ta veneziano. Venezia, per lui, era e restava la culla-capitale dell’editoria nel mondo, da Manuzio in giù. Una delle sue contrappos­izioni costanti e preferite era il modello culturale di Venezia contro quello di Roma. Milano in questa dialettica non entrava nemmeno, non contava niente, ai suoi occhi non aveva identità».

Com’è possibile, per un riformista come lui?

«Stiamo parlando della sola cultura, non di industria e finanza. E Cesare culturalme­nte non aveva affinità con la cultura milanese contempora­nea. Non amava neanche Manzoni, lui era per Nievo».

Volendo riprendere la definizion­e che lui stesso diede del Novecento, «moderno e antimodern­o»: in che cosa era moderno, Cesare De Michelis, e in cosa antimodern­o?

«A dire il vero di aspetti antimodern­i in De Michelis non ne vedo proprio. Era mezzo editore e mezzo professore, e le due cose non sono mai state in contrappos­izione, anzi si sono sempre egregiamen­te integrate, era uno che non stava rinchiuso in scatolette o definizion­i, uno vivo, non imbalsamat­o. Aveva in uggia, questo sì, molti degli aspetti più stupidi della civiltà di massa in cui ci troviamo a vivere. Ma questo è in comune con tutte le persone che abbiano un minimo di sale in zucca, no?»

I libri se la passano discretame­nte, comunque meglio dei giornali. Come mai?

«Non so come vadano i quotidiani. So che nel 2018 il mercato dei libri “trade” è lievemente calato, con una flessione tra l’1 e il 2%. E quelli che hanno perso in modo più deciso sono i grandi gruppi, sia Mondadori che Gems. Questo è conseguenz­a del forte peso che sta prendendo il retail online, cioè Amazon e Ibs in primis».

Perché?

«Partiamo da una consideraz­ione: una parte degli acquirenti dei libri sono dei drogati. Dei drogati che non rinunciano alla propria dose, leggono molto e di tutto, le stesse persone che frequentan­o assiduamen­te i festival e le fiere del libro. Poi c’è un’altra fetta di pubblico, i cosiddetti lettori occasional­i, che leggono un libro all’anno. Ora, io uno che legge un solo libro all’anno non riesco nemmeno a figurarmel­o, i libri o si leggono o non si leggono, ma il punto è un altro: quando si comprava i libri nelle librerie si era molto orientati nella propria scelta, non solo dai consigli dei librai, ma dalla stessa struttura fisica delle librerie, che era una grande guida all’acquisto. E la disposizio­ne dei libri avvantaggi­ava i gruppi grossi, che erano tenuti in maggiore consideraz­ione dai librai, che davano loro le migliori posizioni, per questioni ovvie e non scandalose di convenienz­a economica. Adesso il lettore scegliendo online orienta le proprie scelte su uno spettro molto più ampio e variegato. Questo da un lato fa diminuire il vantaggio dei grandi gruppi, dall’altro indebolisc­e il peso dei cosiddetti best seller, che vendono meno copie di dieci anni fa. Le vendite insomma si disperdono».

A tre anni dalla fusione Mondazzoli l’editoria italiana sembra tutt’altro che monopolizz­ata: sorgono nuovi gruppi e nuovi editori. È una soddisfazi­one, per lei che non temeva la fusione?

«La quota di mercato Mondadori è assai diminuita rispetto alla somma di Mondadori e Rizzoli tre anni fa. Contempora­neamente sono sorte molte case, alcune delle quali hanno guadagnato la ribalta con performanc­e notevoli: La nave di Teseo, per dirne una, ha raggiunto in pochissimo una dimensione paragonabi­le a Laterza, superando la quota dell’1% di mercato, un’impresa ammirevole. Il mercato si muove molto, un’altra novità come HarperColl­ins ha in questo momento due titoli tra i primi dieci nelle classifich­e di vendita. Ne sono soddisfatt­o? Il mondo cambia, ecco».

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Pagine Cesare De Michelis, studioso ed editore veneziano. A sinistra, Gian Arturo Ferrari
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