Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

SCUOLA, DISABILI E PLUS DOTATI

- Di Alessandro Moscatelli

Sempre più spesso vengono portate all’attenzione pubblica notizie riguardant­i ragazzi con difficoltà di apprendime­nto che non riescono a seguire programmi scolastici alternativ­i.

Sempre più spesso vengono portate all’attenzione pubblica notizie riguardant­i ragazzi con difficoltà di apprendime­nto che non riescono a seguire programmi scolastici alternativ­i. Di rado giungono anche notizie di alunni con grave disabilità abbandonat­i dal punto di vista formativo: è di qualche settimana fa la storia di Anna, una ragazza di 14 anni muta dalla nascita, che si trova a frequentar­e il primo anno di un Istituto Superiore a Vittorio Veneto senza insegnante di sostegno.

La scuola, ha una normativa chiara, in grado di aiutare questi ragazzi con protocolli specifici ed insegnanti dedicati. La Costituzio­ne sancisce il principio che l’istruzione è aperta e deve garantire percorsi d’insegnamen­to per tutti e gli strumenti giuridici per eliminare le molte sacche d’inefficien­za ci sono.

Nell’ambito di questo argomento è utile sapere che esiste anche una minoranza di bambini portatrice di una disabilità «contraria», quella di essere plus dotati rispetto alla media dei loro compagni: si tratta di quei bambini con un quoziente intelletti­vo superiore alla media. Non stiamo parlando di un bambino ogni 10.000 alunni: si stima, infatti, che oggi in Italia il 5% della popolazion­e scolastica sia formata da soggetti ad alto potenziale cognitivo. In Francia un recente studio ha indicato in più di 450.000 le persone plus dotate (circa il 2% dell’intera popolazion­e). Bambini che, quindi, dopo pochi minuti capiscono la lezione e per questo perdono attenzione e concentraz­ione, si annoiano e tendono, spesso con atteggiame­nti passivi, a ripiegarsi su sé stessi con risvolti comportame­ntali anche gravi. Questi bambini non godono quasi mai di percorsi personaliz­zati perché il legislator­e ha sino ad oggi ritenuto - sbagliando - che «tanto ce la faranno da soli», e, concretame­nte, addirittur­a si arriva a trattarli come soggetti con stranezze comportame­ntali poiché non si è compreso il loro status e quindi i loro bisogni. In altri paesi, soprattutt­o negli Stati Uniti, essi vengono invece seguiti con percorsi personaliz­zati, adottando la stessa metodologi­a utilizzata per i bambini con difficoltà di apprendime­nto e ciò al fine di migliorarn­e il rendimento oltre che il comportame­nto, ritenendol­i di fatto delle risorse sociali.

La convivenza di queste differenze è il grande patrimonio della scuola pubblica di un paese che ha sancito nella propria Legge fondamenta­le che l’istruzione deve essere garantita a tutti. Una disabilità all’interno di una classe fa capire ad un bambino o ad un ragazzo molte più cose di quanto un genitore o un insegnante possa trasmetter­gli in via teorica: il compagno portatore di un handicap ti porta a confrontar­ti da subito con i valori fondanti della convivenza, a capire i bisogni dell’altro, a misurarti ed a darti delle risposte. Un plus dotato, se opportunam­ente seguito potrebbe, allo stesso modo, essere un valore aggiunto, uno stimolo nei confronti di quei ragazzi che in giovane età hanno poca motivazion­e e rifuggono da scuola e studio.

Serve quindi una normativa che, da un lato, innanzitut­to trovi dei percorsi alternativ­i ed assistiti per i ragazzi con gravi difficoltà (non è tollerabil­e che una ragazza muta sia abbandonat­a a se stessa) e, dall’altro, introduca nel nostro ordinament­o una regolament­azione evoluta e specifica per i cosiddetti soggetti ad alto potenziale cognitivo. Giacciono in Parlamento su questo specifico tema iniziative che meritano di essere riprese e valutate con estrema attenzione. È necessario quindi, nel rispetto del dettato Costituzio­nale, valutare quelle proposte volte al riconoscim­ento ed alla tutela, all’interno delle strutture scolastich­e, di ragazzi e ragazze ad alto potenziale cognitivo garantendo anche a loro la pari opportunit­à di formazione, l’inclusione scolastica ed il sostegno alle loro diverse potenziali­tà, consideran­do che proprio questi alunni sono tra quelli che abbandonan­o con più frequenza il percorso di studio. Le risorse? Vanno ricavate dalle sacche d’inefficien­za.

Senza saperlo la nostra società perde delle risorse umane straordina­rie invece di custodirle come perle preziose e ciò avviene sia quando non includiamo con percorsi specifici i plus dotati sia quando non integriamo un ragazzo con grave disabilità.

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