Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
SCUOLA, DISABILI E PLUS DOTATI
Sempre più spesso vengono portate all’attenzione pubblica notizie riguardanti ragazzi con difficoltà di apprendimento che non riescono a seguire programmi scolastici alternativi.
Sempre più spesso vengono portate all’attenzione pubblica notizie riguardanti ragazzi con difficoltà di apprendimento che non riescono a seguire programmi scolastici alternativi. Di rado giungono anche notizie di alunni con grave disabilità abbandonati dal punto di vista formativo: è di qualche settimana fa la storia di Anna, una ragazza di 14 anni muta dalla nascita, che si trova a frequentare il primo anno di un Istituto Superiore a Vittorio Veneto senza insegnante di sostegno.
La scuola, ha una normativa chiara, in grado di aiutare questi ragazzi con protocolli specifici ed insegnanti dedicati. La Costituzione sancisce il principio che l’istruzione è aperta e deve garantire percorsi d’insegnamento per tutti e gli strumenti giuridici per eliminare le molte sacche d’inefficienza ci sono.
Nell’ambito di questo argomento è utile sapere che esiste anche una minoranza di bambini portatrice di una disabilità «contraria», quella di essere plus dotati rispetto alla media dei loro compagni: si tratta di quei bambini con un quoziente intellettivo superiore alla media. Non stiamo parlando di un bambino ogni 10.000 alunni: si stima, infatti, che oggi in Italia il 5% della popolazione scolastica sia formata da soggetti ad alto potenziale cognitivo. In Francia un recente studio ha indicato in più di 450.000 le persone plus dotate (circa il 2% dell’intera popolazione). Bambini che, quindi, dopo pochi minuti capiscono la lezione e per questo perdono attenzione e concentrazione, si annoiano e tendono, spesso con atteggiamenti passivi, a ripiegarsi su sé stessi con risvolti comportamentali anche gravi. Questi bambini non godono quasi mai di percorsi personalizzati perché il legislatore ha sino ad oggi ritenuto - sbagliando - che «tanto ce la faranno da soli», e, concretamente, addirittura si arriva a trattarli come soggetti con stranezze comportamentali poiché non si è compreso il loro status e quindi i loro bisogni. In altri paesi, soprattutto negli Stati Uniti, essi vengono invece seguiti con percorsi personalizzati, adottando la stessa metodologia utilizzata per i bambini con difficoltà di apprendimento e ciò al fine di migliorarne il rendimento oltre che il comportamento, ritenendoli di fatto delle risorse sociali.
La convivenza di queste differenze è il grande patrimonio della scuola pubblica di un paese che ha sancito nella propria Legge fondamentale che l’istruzione deve essere garantita a tutti. Una disabilità all’interno di una classe fa capire ad un bambino o ad un ragazzo molte più cose di quanto un genitore o un insegnante possa trasmettergli in via teorica: il compagno portatore di un handicap ti porta a confrontarti da subito con i valori fondanti della convivenza, a capire i bisogni dell’altro, a misurarti ed a darti delle risposte. Un plus dotato, se opportunamente seguito potrebbe, allo stesso modo, essere un valore aggiunto, uno stimolo nei confronti di quei ragazzi che in giovane età hanno poca motivazione e rifuggono da scuola e studio.
Serve quindi una normativa che, da un lato, innanzitutto trovi dei percorsi alternativi ed assistiti per i ragazzi con gravi difficoltà (non è tollerabile che una ragazza muta sia abbandonata a se stessa) e, dall’altro, introduca nel nostro ordinamento una regolamentazione evoluta e specifica per i cosiddetti soggetti ad alto potenziale cognitivo. Giacciono in Parlamento su questo specifico tema iniziative che meritano di essere riprese e valutate con estrema attenzione. È necessario quindi, nel rispetto del dettato Costituzionale, valutare quelle proposte volte al riconoscimento ed alla tutela, all’interno delle strutture scolastiche, di ragazzi e ragazze ad alto potenziale cognitivo garantendo anche a loro la pari opportunità di formazione, l’inclusione scolastica ed il sostegno alle loro diverse potenzialità, considerando che proprio questi alunni sono tra quelli che abbandonano con più frequenza il percorso di studio. Le risorse? Vanno ricavate dalle sacche d’inefficienza.
Senza saperlo la nostra società perde delle risorse umane straordinarie invece di custodirle come perle preziose e ciò avviene sia quando non includiamo con percorsi specifici i plus dotati sia quando non integriamo un ragazzo con grave disabilità.