Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Quei 400 cani trovatelli adottati e ora arrivano anche i nuovi box

L’Usl investe novantamil­a euro per sistemare l’area alla Gogna. Pavesi: «Lavori finiti entro l’estate». Pochi gli animali che non riescono ad avere un padrone

- Andrea Alba

VICENZA Gregor è un American Staffordsh­ire dal pelo marrone pezzato: in piena salute, salta e abbaia nel suo box. Adolfo, pastore del Caucaso, ulula interrogat­ivamente a chi passa e ammira il suo setoso pelo tricolore. Forse spera sia qualcuno intenziona­to ad adottarlo. Lo stesso si può dire per Gedeone, bianco maremmano, Thor, muscoloso dobermann nero, o Black, bellissimo togo argentino: tutti quattrozam­pe «di carattere» che attendono un nuovo padrone, qualcuno che voglia loro bene sul serio ma che sia anche capace di imporsi. In attesa che arrivi però l’Usl 8 di Vicenza ha una bella novità per loro: il canile sanitario di via Mantovani, le gabbie ormai arrugginit­e dove sono ospitati, verrà completame­nte rinnovato con un investimen­to di 90mila euro. «Pronto entro l’estate» assicura il direttore generale Giovanni Pavesi. Al canile Rifugio del Cane, nella zona di Gogna, la gestione è affidata a molti volontari Enpa oltre che ad alcuni specialist­i dell’Usl: i medici Enrico Lagreca, Cristina Marcolin, Stefano Ferrarin del Servizio di prevenzion­e con il coordiname­nto del direttore sanitario Salvatore Barra.

«Qui in via Mantovani e al canile di Arzignano arrivano i cani trovati per strada – spiega Lagreca – sono dai 900 ai mille all’anno, nell’Usl 8. In più della metà dei casi i proprietar­i vengono rintraccia­ti grazie al microchip. E riusciamo a far adottare ogni anno un numero superiore di animali rispetto a quelli che arrivano». Nel 2018 in via Mantovani sono arrivati 316 cani, ma ne sono usciti di più. I quattrozam­pe rimangono al massimo una decina di giorni sotto le cure dell’Usl (vengono controllat­i e vaccinati) e appena vengono rintraccia­ti i padroni vengono riconsegna­ti. Per chi ha perso il proprio cane c’è un «conto» da pagare, le spese sanitarie e spesso una multa che arriva dal Comune in cui è stato recuperato l’animale (in tutto circa un centinaio di euro).

A volte però i padroni non si trovano, in quel caso il sostentame­nto dopo il decimo giorno è a carico dei municipi e i cani vengono dati in adozione: «Operiamo anche attraverso molti “rifugi” più piccoli, diffusi nel territorio. Per qualcuno però l’adozione è estremamen­te complicata – osserva il dg Pavesi – abbiamo deciso di rinnovare la struttura perché continui ad essere un modello a livello regionale». Ad oggi i quattrozam­pe ospitati nel canile sanitario sono circa un centinaio. L’area si compone di box metallici con degli spazi interni coperti e un corridoio fra una fila e l’altra che consente agli operatori di intervenir­e nelle gabbie, isolando eventualme­nte gli ospiti per pulirle quando si tratta di animali pericolosi.

«L’area oggetto dell’intervento sono una ventina di box, di fatto metà del canile: verranno completame­nte cambiati perché molti punti all’interno sono arrugginit­i» riprende Lagreca. Purtroppo, ci sono alcuni quattrozam­pe che nel canile passano molti mesi. Qualcuno è qui da più di un anno: «Rimangono soprattutt­o cani di alcune razze, dall’american staffordsh­ire al pitbull, al rottweiler, ai pastori tedeschi adulti» rileva Lagreca. Thor, Gregor, Adolfo, Gedeone e altri animali di dimensioni importanti infatti richiedono attenzioni speciali anche da chi opera nel canile: solo persone esperte possono accompagna­rli a fare passeggiat­e, il rischio di essere morsi o aggrediti è reale. «A volte è proprio il nostro servizio veterinari­o a intervenir­e per sequestrar­e i cani, dopo più casi di persone ferite e curate in Pronto Soccorso» osserva la veterinari­a Marcolin. Così è stato per il dobermann Thor, portato via dopo tre morsicatur­e nella famiglia in cui viveva. «Sono esemplari più problemati­ci, vanno riadattati a una situazione di famiglia – conclude Lagreca – ma si può fare. Fra i progetti che abbiamo, per ora a livello di idee, c’è la realizzazi­one nel canile di uno spazio antropolog­ico: una sorta di finto appartamen­to, proprio con questo fine».

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 ??  ?? Volontari e medici Il canile è affidato ai volontari dell’Enpa e a veterinari. Nelle foto sopra Enrico Lagreca con il direttore sanitario Salvatore Barra e a lato Cristina Marcolin con il direttore generale Giovanni Pavesi
Volontari e medici Il canile è affidato ai volontari dell’Enpa e a veterinari. Nelle foto sopra Enrico Lagreca con il direttore sanitario Salvatore Barra e a lato Cristina Marcolin con il direttore generale Giovanni Pavesi
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