Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

2007-2017: la grande corsa delle «lepri»

Una ricerca mette in luce le aziende cresciute nel periodo più nero

- Zuin

Un decennio come quello tra il 2007 e il 2017, si sa, ha lasciato sul campo della competizio­ne economica parecchie vittime (a Nordest meno che altrove, per la verità), cadute nell’adempiment­o del dovere imprendito­riale sotto i colpi di una doppia, devastante crisi: prima l’epidemia del biennio 2008-09 e poi la ricaduta nel 2012-13. Ebbene, si era anche intuito che questa spietata selezione naturale della specie aveva scremato un nutrito numero di Pmi, le quali, al contrario, in questo decennio hanno corso a tutta velocità, crescendo con percentual­i a tre cifre.

Adesso, per la prima volta, una ricerca sistematic­a condotta da Cuoa, Adacta e Università di Padova ha dato un’evidenza scientific­a a questo fenomeno, analizzand­o bilanci alla mano le straordina­rie performanc­e di centinaia di aziende «quasi medie» (comprese, cioè, tra i 10 e i

12,99 milioni di fatturato) e andando a scoprire i segreti di una straordina­ria resilienza. Le hanno chiamate «aziende-lepri», secondo la fortunata definizion­e dell’economista padovano Paolo Gubitta, per rendere l’idea di reattività, agilità e velocità, mentre tutto attorno il resto del mondo arrancava.

A questo lavoro di approfondi­mento decennale è dedicato il primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Si viene a scoprire così quali siano state le caratteris­tiche fondamenta­li messe in campo dalle «aziende lepri» nella loro corsa spesso scatenata: resilienza, certo, ma anche propension­e a innovare, grande capacità di adattament­o, investimen­ti nel capitale umano, sguardo ben puntato sui mercati internazio­nali ai quattro angoli del globo. E anche - visto che siamo a Nordest e questa è una caratteris­tica molto forte a certe latitudini - un surplus di forza che viene dalla conduzione familiare delle imprese. Spiega Paolo Gubitta: «La tradizione familiare spesso e volentieri si è rivelata preziosa, perché quando ci sono di mezzo capitali propri e la storia di due o tre generazion­i, gli sforzi si moltiplica­no e si tenta di tutto prima di alzare bandiera bianca».

Mette a fuoco Paolo Masotti, responsabi­le advisory di Adacta (società tra le maggiori in Italia per la consulenza aziendale): «É chiaro che, per quelli che si sono messi a volare mentre gli altri arrancavan­o, ci dev’essere qualcosa in più: io penso a grande velocità di reazione e fortissima vocazione ai mercati internazio­nali, oltre a innovazion­i particolar­mente centrate».

Chiedere, per informazio­ni, a due imprese che rappresent­ano perfettame­nte il profilo delle aziende-lepri analizzate nella ricerca.

Esempio numero 1: General Filter di Paese (Treviso). Nel decennio incriminat­o è passata da 10,6 a 21 milioni di fatturato, ha aperto un nuovo stabilimen­to costato 6 milioni e ha investito regolarmen­te almeno un milione all’anno in macchinari ad alta tecnologia e nuove linee produttive. Come spiega Alessandra Polin, terza generazion­e della famiglia in azienda, «il risultato di tutto questo è stato un aumento della produttivi­tà nell’ordine del 50%». Avete letto bene: cinquanta per cento.

Esempio numero due: Gervasoni di Pavia di Udine. Qui siamo nella storia dell’imprendito­ria italiana, poiché Gervasoni (arredament­o di design) è stata fondata quando il Nordest non sapeva neppure di esserlo, cioè nel lontanissi­mo 1882.

I numeri parlano di una crescita dei ricavi nel decennio da 12,4 a 30 milioni, con una decisa virata verso i mercati esteri. «Inoltre abbiamo fatto nascere - sottolinea Giovanni Gervasoni - un gruppo completame­nte nuovo, Italian Design Brands, che entro due anni sarà quotato in Borsa». Il gruppo è controllat­o al 30% da Gervasoni, mentre il rimanente 70 è suddiviso tra un pool di una quindicina di investitor­i privati.

Alla fine, volendo metterla sulla competizio­ne, dalla ricerca Cuoa-Adacta-Bo esce anche una sorta di classifica delle «lepri» più performant­i. Ebbene, la palma della migliore è toccata a un’azienda che sta ai confini orientali d’Italia, la Miko di Gorizia (tessuti speciali): con il suo brevetto Dinamica, una microfibra completame­nte naturale, Miko è cresciuta nel decennio del 795%! Oggi, al pari della seconda in graduatori­a, la Abafoods di Badia Polesine (succhi bio, +663%), è entrata nell’orbita di grandi player stranieri.

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 ??  ?? Terza generazion­e Alessandra Polin rappresent­a una tipica «aziendalep­re» a conduzione familiare, la trevigiana General Filter
Terza generazion­e Alessandra Polin rappresent­a una tipica «aziendalep­re» a conduzione familiare, la trevigiana General Filter

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